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di Antonella Sabia

 

 

 

 

Si dice che il rugby sia lo sport di squadra per eccellenza. Insegna il rispetto verso gli altri, compagni e avversari, tecnici e arbitri, aiuta a credere in se stessi e aumenta la capacità di socializzazione. La nostra inchiesta sugli impianti sportivi potentini e il nostro viaggio all’interno delle federazioni locali, oggi ha come protagonista Michele Sabia, presidente FIR (Federazione Italiana Rugby).

d: Quali sono i numeri del rugby a Potenza?

r: Tra grandi e piccoli, su Potenza e nei comuni di Oppido e Genzano, contavamo all’incirca 200 tesserati. È fondamentale non fare paragoni, penso ad esempio al calcio, perché in tutta Italia i numeri del rugby sono decisamente inferiori rispetto ad altri sport. Per noi era assolutamente un numero eccezionale, avevamo circa 50 tesserati seniores e una squadra di serie C che negli anni ci ha dato grandi soddisfazioni, vincendo dei campionati. Le nostre attivitàsono cominciate all’incirca nel 2009 con il CUS Potenza Rugby, sono diventato Delegato regionale nel 2012, quindi si tratta sostanzialmente di una disciplina sportiva nuova. Aggiungiamo poi due anni di Covid in cui siamo dovuti stare fermi, si può dire che abbiamo lavorato non più di 10 anni.

d: Si parla in alcuni casi di “sport minore”, o se vogliamo dire di nicchia…

r: Nonostante a rugby si giochi dandosele di santa ragione, perché è uno sport fisico e rude,mi piace sempre sottolineare i suoi valori: il grande rispetto delle regole e per l’avversario. Nello stesso stadio dove si gioca a calcio, il rugby dimostra che si può vivere una giornata di sport senza problemi di ordine pubblico, i tifosi bevono e stanno tutti insieme davanti allo stadio, all’interno si può stare seduti accanto all’avversario, e ognuno tifa per la propria squadra. Proprio nelle scorse settimane, abbiamo portato una scuola di Pietragalla ad assistere ad un match della nostra nazionale, i ragazzi hanno potuto toccare con mano la famosa educazione indiretta, vivendo sulla propria pelle l’evento sportivo, e il terzo tempo fuori dallo stadio.

d: A Potenza (e provincia), esiste un solo campo dedicato solo al rugby, il Campo Scuola. Si ritiene soddisfatto?

r: Io mi ritengo fortunato perché è vero che si gioca solo al Campo Scuola, ma per quelle che sono le nostre esigenze è più che sufficiente. A Potenza esiste una sola squadra, CUSPotenza Rugby, e un’altra società che si chiama Giovani Leoni Potenza Rugby. La prima lavora con i grandi, molti però per esigenze personali legate all’università o al lavoro si sono dovuti spostare fuori regione; mentre la seconda lavora con i più piccoli e cerca di fare reclutamento nelle scuole; avevamo intenzione di portare questo progetto giovanile anche nelle scuole della provincia, ma ci siamo dovuti fermare.

d: La difficoltà di entrare nelle scuole oggi è legata al Covid?

r: Principalmente legata alla pandemia, ma abbiamo comunque fornito gli insegnanti del materiale necessario per procedere ad una primaparte teorica. Prima del covid, invece, porto l’esempio della Sinisgalli che uno degli istituti con cui abbiamo lavorato di più negli anni passati, facevamo un progetto pomeridiano che prevedeva attività sportiva nella palestra della scuola, per poi portarli sul campo verde.

d: Prima del Covid, quando si faceva attività anche nella provincia, dove veniva svolta?

r: In linea generale in Italia, ma principalmente al sud, esistono pochissimi campi dedicati esclusivamente al rugby, bensì esistono campi polivalenti dove si fa sia rugby che calcio, considerando che si gioca all’aperto.

d: A Potenza, per quanto riguarda il Campo Scuola, l’amministrazione è stata vicina alle vostre esigenze?

r: Da sempre, devo dirlo, il Comune è vicino alla nostra Federazione, negli ultimi tempi grazie al lavoro svolto dall’ex assessore allo sport, Patrizia Guma, sono stati montati anche i nuovi pali. Il nostro spazio nel campo scuola siamo lieti di condividerlo con l’atletica leggera, lo facciamo da tanti anni, ma non è assolutamente un problema. Mi preme sottolineare inoltre la sensibilità e la disponibilità del Comune non solo della parte politica, ma anche degli uffici, il mio pensiero speciale è rivolto a Donato Sabia, che ci ha sempre sostenuti anche partecipando ai nostri eventi, sia locali che internazionali, come quando seguimmo il Sei Nazioni allo Stadio Flaminio (nella foto).

d: Potenza Città Europea dello Sport 2022: il Covid ha costretto a rimandare l’evento, siamo a marzo, ma purtroppo ancora non esiste un cartellone degli eventi. Stiamo perdendo un’occasione?

r: Quando è iniziato questo discorso, eravamo in piena corsa, presi dai campionati e tante iniziative sul territorio. Era infatti nei nostri obiettivi, organizzare un evento a livello interregionale, perché no guardando anche al nazionale. Era un’idea di carattere generale, soprattutto rivolta al settore giovanile che poi è quello che ti dà la linfa vitale.

d: Per il futuro avete in mente qualche progetto?

r: Siamo in attesa di capire ciò che potremo fare, il mio desiderio è quello di creare presto un evento che coinvolga le scuole della città, ma essendo ormai ferma da due anni l’attività di promozione negli istituti non so dire alla fine come andrà. Mi auguro di poter tornare a lavorare già verso la fine di quest’anno scolastico, anche se mancano soltanto due mesi e ripartire poi a settembre.