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di Walter De Stradis

 

 

 

Da Di Toro a Di Nitto: la cittadinanza di Rionero in Vulture (Pz) ha da poco scelto il suo nuovo, primo cittadino: un giovane avvocato (trentasette anni, con esperienza già da consigliere comunale) eletto con una coalizione di centrosinistra, che pare piuttosto attento allo scorrere delle lancette sul quadrante delle opportunità, vecchie e nuove, che si affacciano sul suo territorio e sulla Basilicata in generale.

d: Come giustifica la sua esistenza?

r: Provo umilmente a ispirarmi a una filosofia secondo la quale siamo tutti su questa Terra per provare a migliorare le condizioni di vita degli altri. Di conseguenza la mia passione per la politica è storia vecchia.

d: Oggi è sindaco della sua città, nota per un ardore “brigantesco” che in qualche modo permane.

r: Questa è una città notoriamente vivace, anche culturalmente, in cui a volte si manifestano anche dinamiche conflittuali, ma questo fa parte del mio lavoro, e cioè ridurre i contrasti che possono paralizzare alcune situazioni e lavorare insieme per sviluppare i portatori di queste grandi potenzialità, che sono tutti i cittadini rioneresi. Io credo che Rionero, come altri comuni lucani, abbia già in sé le risorse necessarie.

d: Il problema però può essere proprio questo: dover amministrare in presenza delle risorse, e non in assenza di esse. Avverte su di sé una qualche responsabilità in merito a un tema particolare?

r: Nessun dubbio: la nostra ricchezza ambientale. Il materiale (la ruralità, la montagna…) per pensare a un contesto di sviluppo innovativo dunque c’è, e va messo a valore. Veniamo da decenni in un cui la valorizzazione di queste risorse non è stata ottimale.

d: Basti pensare ai laghi di Monticchio.

r: E non solo. Veniamo comunque da giorni di discussione con gli altri sindaci e con il Parco: stiamo provando a cominciare a costruire le nuove strategie di sviluppo di un’area, a partire dal dialogo coi cittadini. Servizi culturali e turistici: in generale, ritengo che l’altissimo livello di scolarizzazione e la possibilità di rimettersi in contatto con talenti che al momento suono fuori regione siano valori da tenere in considerazione, sempre in un ambito di ripensamento, partecipato, di quelle strategie di sviluppo.

d: Che tipo di macchina amministrativa ha trovato al momento del suo insediamento? Immagino che una delle questioni sia la carenza di personale.

r: E’ in effetti un problema generale, se il sindaco di Melfi mi dice di essere in una certa situazione e se persino il sindaco di Napoli chiede a gran voce risorse umane. Tutti i comuni come il nostro sono molto sotto-organico, a causa di pensionamenti (quota 100 e altro), e dell’arrivo a scadenza di tutte quelle assunzioni fatte nel post Terremoto. Le procedure per le nuove assunzioni sono quantomeno complesse, c’è dunque bisogno di una semplificazione, altrimenti si rischia tutti –specie in Basilicata- che il famoso Pnrr, ovvero la “Bibbia” dei prossimi anni, rimanga per lo più lettera morta. Abbiamo dunque la necessità di sostituire del personale: stiamo deliberando gli ultimi atti possibili entro l’anno, ma confido nello snellimento generale delle procedure. C’è però un grande tema, che ho toccato con mano già dai primi giorni: in molti casi le inefficienze sono imputabili anche a deficit organizzativi. La macchina va ripensata e la digitalizzazione della PA può essere un grande strumento di accelerazione delle procedure, ma va riempito di contenuti.

d: Il tema della burocrazia nella PA è fondamentale, l’attività politica può essere in effetti rallentata da eventuali “ostacoli” amministrativi...

r: Esatto. La parte tecnica e la parte politica devono poter comunicare in maniera fluida. Per la verità io ho la fortuna di avere responsabili di servizio bravissimi, ma certo vanno ottimizzate tutta una serie di procedure.

d: Può accadere che degli impiegati o dei funzionari si siano “affezionati” troppo al sindaco di prima?

r: Possono accadere tante cose, ma generalizzare è ingiusto e scorretto. Io penso che ci sia piuttosto un eccesso di burocratizzazione che connota il sistema in generale. A volte dietro tutto ciò spesso si nascondono anche gli strumenti che determinano in alcuni casi forti e “insperati” rallentamenti, e in molti altri casi la paralisi di cui parlava lei, a fronte di una buona volontà, ma di una scarsa possibilità di attuarla. Il tutto si riflette sui servizi al cittadino. Questo è l’aspetto a proposito del quale nel mio municipio ci sarà un giro di cambiamenti rapidi.

d: Una cosa come quella che sta facendo Bardi alla Regione coi suoi dirigenti?

r: No (sorride). Noi non siamo sottoposti allo “spoil system” come alla Regione. Alcuni aggiustamenti sono determinati più che altro dai pensionamenti etc.  

d: Veniamo sui temi: c’è ancora la preoccupazione di evitare, i più volte paventati, presunti e/o futuribili depotenziamenti del Crob?

r: Dovrebbe essere una preoccupazione di TUTTA la regione, che il Crob venga messo in condizione di lavorare sempre al meglio e con standard sempre più ambiziosi. Anche nell’ottica di ridurre i saldi passivi della sanità lucana, che ahimè riguardano sovente proprio le patologie oncologiche.

d: Non mi ha detto però se c’è da preoccuparsi.

r: Mmm, mi arrivano segnali discordanti. Su certe cose c’è sempre da preoccuparsi, ma non mi pare comunque che ci siano atti concreti e precisi che vadano in quella direzione. Non credo sempre alla politica dello scippo e rifuggo totalmente dall’idea che ci sia qualcuno che voglia depotenziare il Crob: sarebbe una cosa del tutto irragionevole per la sanità lucana. Significherebbe mandare all’aria anni di lavoro: la Regione ha investito milioni di euro nel corso degli anni, e magari in molti casi si è peccato di eccessiva ingerenza. Allo stato attuale mi auguro che le ingerenze sulla gestione del Crob si riducano e che ci si concentri invece costantemente sugli standard qualitativi delle prestazioni.

d: Anche perché molti dei soldi investiti nella sanità (Crob compreso) vengono dal …petrolio. Sembra un cane che si morde la coda.

r: Il fatto è che il bilancio della Regione si regge sulla royalties, che hanno finito per finanziare parti di spesa corrente, ovvero il calderone generale (che comprende università, sanità…), senza però risolvere nessun problema in ambito sviluppo. Io su questo ho sempre avuto un’altra idea: canalizzare quelle risorse –visto che le concessioni ci sono e ci rimarranno- per costruire una strategia e soprattutto un “modello” sul piano energetico (coniugando massimo pregio ambientale, energie rinnovabili, alternative, riduzione di emissioni in atmosfera).

d: Quale “cancro” lucano nessun Crob potrà mai estirpare?

r: Il nostro atavico complesso di inferiorità. In molti ambiti (industria, turismo, attività produttive, agroalimentare) abbiamo la tendenza a guardare e a replicare ciò che fanno altri, a scapito delle nostre peculiarità, come le nostre risorse enogastronomiche. In questa nuova fase globale ci sono inoltre nuove e inedite opportunità per regioni come la nostra. Ma ahimè a livello regionale NON si discute dello sviluppo di questa regione. Vede, è purtroppo profetizzabile una qualche crisi allo stabilimento e/o nell’area di San Nicola di Melfi. La Regione Basilicata ha istituito un tavolo permanente, ma che lavora pochissimo, laddove invece occorrerebbe riunirsi con costanza. Bisogna chiamare in causa anche il Ministero dello Sviluppo Economico! Se, come sembra, le nuove strategie industriali di Stellantis potranno implicare un calo dei volumi occupazionali, bisognerà immediatamente capire come reinserire chi è rimasto fuori in un processo di sviluppo continuato e integrato. Bisogna parlarne e stare seduti a un tavolo, però!

d: In attesa che Bardi faccia sapere chi saranno i nuovi assessori, se ci saranno.

r: E in effetti penso ci sia un grandissimo limite sotto questo aspetto. Mi pare ci sia un eccesso di “politicismo” e una rarefazione di “politica”. Bisogna calarsi sui temi! Il centrodestra al governo della Regione non sembra aver una strategia ben chiara da attuare, ma a –onor del vero- il centrosinistra è in una fase di sbandamento forse anche più grave. Il Pd a breve va a congresso, ma non mi sembra di aver letto discussioni appassionate sui temi. E’ una questione che però riguarda un po’ tutte le forze politiche. La politica non può tardare ancora nel tentare di invertire un processo che crea anche un preoccupante scollamento e scontento nei cittadini (nonché tendenze aggressive e razziste).

d: Se potesse prendere Bardi sottobraccio cosa gli direbbe?

r: Senza sembrare campanilista, di puntare molto su questa parte del territorio lucano, che nel corso degli anni ha scontato un po’ di dis-investimento da parte della Regione, che si è concentrata perlopiù su Matera, Metapontino, Maratea, Castelmezzano e Pietrapertosa. Ne sono usciti fuori anche bei risultati, ma ora bisogna completare questa operazione, mettendo il Vulture nella condizione di potersi raccontare all’Italia e al Mondo (ne va comunque di un pezzo del destino regionale). E poi direi a Bardi di avviare una grande fase di partecipazione e di condivisione: a me sfugge qual è la visione strategica e unitaria della Basilicata che si vuole. Se qualcuno me la spiega, ne sarei contento e soddisfatto.

d: Il libro che la rappresenta?

r: “Essere o avere” di Erich Fromm.

d: La canzone?

r: Voglio citare un intero album, “Non al denaro non all’amore” di De Andrè.

d: Il film?

r: Ce ne sarebbero troppi da citare.

d: Mettiamo che fra cent’anni scoprono una targa a suo nome al Comune di Rionero: cosa le piacerebbe ci fosse scritto?

r: Mah, non tengo granché alle targhe, ma mi piacerebbe che nell’immaginario diffuso mi si riconoscesse che non sono sceso a compromessi con me stesso.