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di Antonella Sabia

Lo scorso venerdì ha preso forma il nuovo Governo. Il presidente incaricato, Mario Draghi, ha scelto figure di primissimo piano per i ruoli cruciali, dividendo la squadra in 8 “tecnici” e 15 “politici”; 3 le conferme: Di Maio e i potentini Speranza e Lamorgese. Questa settimana, parola ai segretari regionali di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli.

 

SUMMA (CGIL)

«La Regione spenda i soldi senza sprecarli»

D: Cosa dovrebbe chiedere la Basilicata al Governo Draghi?

R: È sotto gli occhi di tutti il divario territoriale, sia infrastrutturale che dei servizi sociali, l’isolamento del mezzogiorno rispetto al resto del paese. La Basilicata, insieme alle regioni del sud, deve spingere affinché nel recovery fund vi siano risorse abbondanti da destinare al Mezzogiorno, che sta pagando negli ultimi vent’anni l’assenza di risorse economiche in conto capitale, basti solo pensare che la quota del 34% non è stata mai raggiunta (nel Sud si è attestata la media del 24%). Non si tratta solo di sviluppo ma di garantire i diritti di cittadinanza. Abbiamo di fronte a noi il tema dello spopolamento, su cui se non c’è una politica seria non si va da nessuna parte.

D: E cosa il Governo Draghi potrebbe invece “chiedere” alla Basilicata?

R: La Basilicata è una delle regioni che più di altre ha dato tanto al paese in termini energetici. Brilla anche il settore manifatturiero, l’industria, l’automotive. I governatori dovrebbero però spendere le risorse a disposizione senza sprecarle, come è stato fatto negli ultimi anni, ma utilizzarle per rafforzare il nostro sistema di sviluppo locale. Parte della responsabilità ritengo sia delle classi dirigenti meridionali, basti pensare che in quasi due anni dall’insediamento del governo Bardi non c’è ancora uno stralcio di piano strategico di programmazione regionale.

D: La Basilicata appare davvero coesa nelle istanze delle regioni del Sud, o viaggia per conto proprio?

R: La debolezza del Meridione è data proprio dal fatto che in tutti questi anni le regioni del sud non hanno fatto sistema, non c’è stata nessuna politica industriale di sviluppo coordinata. Questo ha impoverito il Sud sia come peso specifico politico, ma anche come traiettoria di sviluppo, non possiamo immaginare una ripresa senza avere una visione comune sia dal punto di vista infrastrutturale che per le politiche economiche di sviluppo.

D: Come giudica la riconferma del ministro Speranza? Quali errori non dovrebbe ripetere?

R: Ho salutato positivamente la conferma del Ministro Speranza, che in questo anno ha avuto il grande merito di porre al centro la salute pubblica e il sistema universalistico del nostro paese, inoltre ha rafforzato il fondo sanitario di circa 7 milioni in più. La traiettoria di Speranza è quella che da tempo la CGIL a livello nazionale rivendica, investire sulla sanità pubblica e un maggiore coordinamento con le regioni. È emerso anche il limite del regionalismo, credo che ci debba essere una centralità nazionale senza il “fai da te” come emerso da alcuni presidenti di regione che stanno invocando di acquistare i vaccini in prima persona. Fa bene il Ministro Speranza a mantenere una visione univoca della sanità a livello nazionale perché il diritto alla salute deve essere garantito in modo uniforme in tutte le regioni, altrimenti avremmo diritti differenziati. Speranza credo che oggi rappresenti quell’elemento centrale del diritto alla salute sancito dal nostro articolo 32 della costituzione.

GAMBARDELLA (CISL)

«L’economia lucana ha reagito meglio, ma non per merito della Regione»

D: Cosa dovrebbe chiedere la Basilicata al Governo Draghi?

R: Viviamo una condizione di gap infrastrutturale diventata storia comune a molta parte del mezzogiorno, la Basilicata in maniera particolare come area interna. Si parta da un piano infrastrutturale per garantire il diritto alla mobilità sul territorio e i collegamenti. Ci sorprende che ancora una volta questa Terra sia stata individuata come un potenziale sito per il deposito delle scorie nucleari, una Terra che negli ultimi decenni ha avviato una sua riconversione sul piano industriale, ma anche turistico e di tutela ambientale. Nell’utilizzo del recovery plan, ci aspettiamo innanzitutto che il governo regionale faccia chiarezza, non c’è stato un confronto, non è mai stato aperto un tavolo in tal senso. Per noi le priorità da chiedere al governo Draghi dovrebbero essere il recupero delle aree interne, una politica demografica di intervento più efficace soprattutto sul piano dei servizi sociali e della sanità.

D: E cosa il Governo Draghi potrebbe “chiedere” alla Basilicata?

R: Penso che alla Basilicata si chieda già tanto, partendo dal presupposto che viene chiesto uno sforzo pari al fabbisogno del 10% del consumo di idrocarburi del paese. Siamo in fase di rinegoziazione della concessione Eni, bisognerà cambiare il modello di utilizzo delle royalties sul nostro territorio che si è dimostrato tutto sommato fallimentare, non ha creato occupazione ne quello sviluppo economico che ci si aspettava. L’utilizzo in maniera disorganizzata, senza alcuna idea di sistema da parte delle autonomie locali, ha determinato i risultati che abbiamo sotto gli occhi: alti tassi di disoccupazione e il livello dei servizi sociali e sanitari scarsi.

D: La Basilicata appare davvero coesa nelle istanze delle regioni del Sud, o viaggia per conto proprio?

R: In questo periodo ho guardato con più attenzione i dati economici della nostra regione (Svimez, Invitalia) ho notato che la Basilicata è riuscita a reagire meglio alla stretta dell’emergenza Covid. Stando ai dati dell’Inps, c’è stato sì un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, ma il sistema ha reagito meglio, sono meno le imprese che hanno chiuso, o che hanno interrotto le proprie produzioni. Di questo non riconosco alcun merito all’esecutivo regionale, credo che invece siamo di fronte ad un’imprenditoria di piccole dimensioni ma sana, ad una forte volontà dei lavoratori lucani di andare avanti con le proprie attività per non perdere questa opportunità. Poi c’è da dire che questa Terra viene sistematicamente penalizzata nell’ambito della ripartizione della spesa pubblica nazionale, che per il mezzogiorno dovrebbe essere pari al 34% rispetto alla spesa nazionale, nel Mezzogiorno si attesta intorno al 24%, in Basilicata arriviamo al 22%.

D: Come giudica la riconferma del ministro Speranza? Quali errori non dovrebbe ripetere?

R: Fin dalla prima fase, il Ministro Speranza ha assunto un ruolo decisamente ingrato e molto gravoso perché assunto la guida di un sistema particolarmente provato dalla crisi economica che ha penalizzato fortemente l’intero sistema sociale italiano. Si è trovato sostanzialmente alla guida di un esercito che non aveva armi. Le difficoltà dei sistemi sanitari sono stati nelle politiche europee di tutti i paesi europei, la “Cenerentola” per quanto riguarda la destinazione delle risorse pubbliche. Il ministro ha fatto quello che ha potuto, fermo restando che ho apprezzato intanto lo spirito e la dedizione. Forse dovrebbe rivedere il suo apparato, che a volte non è stato particolarmente efficace nella comunicazione, è stato improvvido, e nel caso di alcune scelte anche discutibile.

TORTORELLI (UIL)

«Bisogna dire bastaalla Sanità per pochi, alla fuga delle eccellenze»

D: Cosa dovrebbe chiedere la Basilicata al Governo Draghi?

R: Bisogna chiedere un’attenzione maggiore alle infrastrutture, investimenti per far avanzare la nostra regione e tutto il Mezzogiorno, investimenti che devono garantire occupazione, un futuro migliore alla nostra Terra affinché possa essere una cerniera del Mezzogiorno e la porta del Mediterraneo.

D: E cosa il Governo Draghi potrebbe “chiedere” alla Basilicata?

R: Questo nuovo governo, che non è politico, ma nasce sotto una stella completamente diversa, può avere tanto dalla Basilicata, che sta già dando tanto sotto il profilo dell’energia e del petrolio, abbiamo i giacimenti più importanti a livello europeo. Anche sotto il profilo dell’industria, esportiamo eccellenza in tutto il mondo, qui vengono prodotte tra le migliori auto ibride, inoltre abbiamo l’unico stabilimento che produce la Jeep. Una terra che può dare tanto anche dal punto di vista turistico, ricordiamo quello che ha rappresentato Matera Capitale della cultura 2019, una cartolina da esportare in tutto il mondo. Pensiamo poi al G20 che si terrà proprio a Matera a fine giugno, se decidono di portare i 20 capi di Stato mondiale in Basilicata, significa che la nostra è una Terra da far visitare, far vivere, ricca di eccellenze che in tutto il mondo ci rappresentano.

D: La Basilicata appare davvero coesa nelle istanze delle regioni del Sud, o viaggia per conto proprio?

R: Abbiamo apprezzato l’invito del governatore Bardi quando abbiamo costruito insieme un documento in cui si rivendicava al premier Conte un’attenzione maggiore al Mezzogiorno, anche nelle scelte del recovery fund di aumentare le risorse destinate al Sud. Anche sull’esempio della pandemia, sappiamo tutti che ogni regione, spesso decide in autonomia, i presidenti hanno deciso e fatto gli interessi della propria regione, forse oggi serve più coesione e alleanza. La regione Basilicata deve far valere le sue potenzialità storiche, è sempre stata una regione molto generosa se pensiamo all’utilizzo delle risorse idriche. Credo che oggi però si debba rafforzare nel rapporto con le altre regioni, soprattutto le vicine Puglia e Campania.

D: Come giudica la riconferma del ministro Speranza? Quali errori non dovrebbe ripetere?

R: Il Ministro della Salute Speranza ha vissuto una fase complicata, per qualsiasi altra persona al suo posto sarebbe stato difficile. Ha dimostrato grandi potenzialità di ascolto, ha fatto scelte difficili con grande coraggio che hanno prodotto buoni risultati. Abbiamo sempre condiviso il fatto di dover investire sulla sanità, sulle competenze e l’occupazione, senza fare più tagli, rinforzando la sanità territoriale. Riconfermare il ministro significa riconfermare un progetto di una nuova dimensione di salute del nostro Paese. Bisogna dire basta alla sanità per pochi, creare le condizioni per non sentire più parlare di migrazione sanitaria, o di medici lucani che sono eccellenze fuori regione. Bisogna dare speranza a chi vuole curarsi nella propria Terra, e non solo, aspirare ad accogliere i bisogni di cura dei cittadini delle regioni limitrofe, come volano economico. La Basilicata è una regione accogliente, la sua lentezza è un valore da preservare. Essendo lucano, il ministro deve dare un segno tangibile per il Mezzogiorno e per la Basilicata, un segno da non intendersi come clientelismo politico, ma come l’attuazione di una scelta politica di rafforzamento del Meridione.