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di Antonella Sabia

 

POTENZA - A Bucaletto sorge il CSED Rotary, Centro Socio Educativo Diurno per diversamente abili, in una struttura comunale, donata diversi anni fa dalla fondazione Rotary, e gestito dalla Cooperativa “La Mimosa”. Abbiamo incontrato il presidente Francesco Ritrovato, insieme alla psicologa e coordinatrice del Centro, Antonella Marzario.

Alla chiacchierata, con visita del Centro, hanno preso parte inoltre le Dott.sse Lucia Ruoti e Rossella Bellitto, assistenti sociali del Comune.

Questo gioiellino – ci dice Francesco Ritrovato – nasce proprio come struttura dedicata a persone con disabilità, tutti gli spazi sono stati concepiti fin dall’inizio per attività rivolte a soggetti svantaggiati, senza barriere architettoniche”. Accanto al complesso in cui si svolgono le attività del CSED, era stato previsto un CAM, Centro di attività motoria, con una piccola piscina, che a distanza di 11 anni per problemi burocratici e amministrativi, rimane un cantiere aperto, ma andrebbe valorizzato e recuperato. “Le attività sono iniziate 11 anni fa, il Centro può accogliere fino a 20 persone con problemi di disabilità prevalentemente della città di Potenza, al momento ospitiamo anche alcuni ragazzi di paesi vicini. Il Centro normalmente è aperto dal lunedì al venerdì dalle 09 alle 16, i ragazzi pranzano qui attraverso un servizio di pasto veicolato. In questa fase di Covid, per continuare a dare una risposta alle famiglie, abbiamo riorganizzato l’orario di apertura, ampliandolo, in modo da consentire un doppio turno”, afferma Ritrovato.

D: Quali sono le attività che svolgono i ragazzi?

Ritrovato: Ad esempio partecipiamo ormai da 5-6 anni alla Parata dei Turchi con una quarantina di persone, e nessuno si accorge delle differenze, ci siamo costruiti un carro trasportatore per i buoi, pensato proprio per dare la possibilità a chi è sulla sedia rotelle di partecipare alla sfilata.

Marzario: Tendiamo molto a portare i ragazzi al di fuori del Centro, impegnandoli in esperienze innovative come per esempio quella di Legambiente, un laboratorio con le api, che prevede diverse fasi, una novità in Basilicata. Con l’associazione Io Potentino abbiamo fatto diverse attività sull’eccedenza alimentare. Il Covid ci ha un po’ bloccati, ma diamo molta importanza anche alle attività sportive, tra queste la piscina, o le bocce, abbiamo partecipato al campionato grazie all’ASD La Potentina. Abbiamo sperimentato per un periodo un laboratorio di scherma con un maestro proprio per testare attività innovative e vedere che risposte potevano arrivare dai ragazzi. Parallelamente all’interno del Centro, abbiamo dei laboratori cognitivi che vanno a stimolare attività mnemoniche, necessarie per il mantenimento delle competenze residue, a volte stimolarne di nuove. In questo ci sta supportando un’altra associazione, Parimpari, che lavora molto con giochi di logica. Abbiamo inoltre laboratori di musicoterapia, ortocultura e abbiamo creato una serra esterna dove quotidianamente i ragazzi si prendono cura delle piante.

D: I ragazzi sono seguiti singolarmente da operatori?

R: Abbiamo educatori professionali e altri operatori addetti alla cura della persona. I ragazzi sono divisi per gruppi anche a seconda delle caratteristiche, ogni operatore ha in carico tre o quattro utenti, viene stilato un programma educativo individualizzato che viene verificato semestralmente per valutare gli obiettivi a medio termine, e ogni 15 giorni provvediamo a una valutazione mirata sui miglioramenti degli utenti oppure delle criticità che subentrano.

D: Bucaletto spesso è stato considerato un quartiere difficile, avete avuto difficoltà a integrarvi?

Ritrovato: È il tema più bello. La nostra era una sfida e non aver potuto mettere in campo il progetto del CAM ci ha un po’ penalizzati. Il tema del rapporto con il territorio, con le sue peculiarità, ha connotato la gestione del Centro e il lavoro con gli utenti. Abbiamo subito una sequenza di furti con scasso, momenti spiacevoli in cui però le persone intorno a noi ci hanno supportato anche psicologicamente. Abbiamo cercato di avvicinare i ragazzi del posto affinché potessero utilizzare la struttura, li abbiamo coinvolti nelle attività, e hanno rappresentato uno stimolo di processi cognitivi per trasferire buone pratiche. Ci siamo dovuti misurare con questa peculiarità del quartiere, lo facciamo tutt'oggi, per esempio i nostri ragazzi piantavano i fiori, con un’attività educativa di sostegno e motivazione, e dopo 3-4 giorni, il lavoro veniva vanificato. Tolto il danno economico, rimane l'amarezza nei ragazzi per un lavoro andato perso. Fuori abbiamo una fontana che abbiamo deciso di non sistemare più, è una spesa che non si può continuamente sostenere. Se un giorno questa struttura avrà un presidio h24, è chiaro che si ridurrebbero anche questi fenomeni.

D: Come avete gestito il Centro tra lockdown e restrizioni? Quali sono state le maggiori preoccupazioni delle famiglie?

Marzario: Le famiglie hanno vissuto una forte criticità, e le abbiamo supportate a distanza nei mesi del lockdown cercando di comprendere le loro difficoltà. Abbiamo cercato di riaprire quanto prima in sicurezza (a luglio), rivedendo gli spazi, creando gruppi per facilitare il distanziamento e l’operatività. Abbiamo tolto alcune attività che prevedevano un contatto più ravvicinato.

D: In questo momento in cui la vita è sospesa, le problematicità di questi ragazzi possono aver subito dei peggioramenti?

Marzario: Diciamo che le chiusure, l'aver interrotto anche dei percorsi intrapresi, hanno creato dei problemi in alcune casi, perché c’è stata una sorta di regressione, qualche peggioramento. Non si è lavorato più a certi obiettivi, e oggi stiamo rimodulando i piani individualizzati alla luce di quello che è successo.

Ritrovato: Le famiglie in particolare hanno vissuto momenti di grande sofferenza perché chiusi in casa per un lungo periodo, hanno avuto grossi disagi con i ragazzi. Siamo stati colti impreparati, ma la stessa amministrazione comunale, ci ha supportato nel cercare una modalità alternativa per offrire i servizi alle persone e alle loro famiglie.

D: Qual è la procedura per accedere a queste strutture comunali?

Assistenti sociali: Bisogna fare una richiesta al Comune per una valutazione della situazione, per capire se ci sono i parametri, in quel caso coinvolgiamo la cooperativa e in sinergia si valuta l’inserimento. Inoltre ci deve essere una valutazione psicologica e diagnostica anche da parte dell’ASP. Alla struttura hanno avuto accesso anche persone dai comuni limitrofi.

D: Cosa si sente dire alle famiglie?

Ritrovato: Nel nostro Centro cerchiamo di sviluppare un processo di mutuo aiuto tra le famiglie, cercando di far leva sulle associazioni, ma culturalmente si fa difficoltà a concepire l’idea di accettare un aiuto, rispetto al Nord o altre nazioni. Ulteriore differenza c'è nei piccoli paesi dove, il disabile che vive in casa in condizioni ordinarie, viene preso in carico dalla comunità, diventa un po’ il figlio di tutti, cosa che non accade invece in città. Il lavoro che si cerca di fare qui non è solo prendersi cura di questi ragazzi, ma mettere in moto e gestire un cambiamento culturale delle singole famiglie che li porti nel tempo ad essere più aperte e pronte a confrontarsi.
D: Essendo un servizio pubblico, come si fa conoscere questo servizio?

Assistenti sociali: In passato sono stati fatti degli incontri e delle campagne pubblicitarie. In generale, nel sito istituzionale si possono trovare tutte le informazioni per accedere al servizio. Ritrovato: Dal canto nostro cerchiamo di far passare tanti messaggi in cui la parola chiave non è mai disabilità, ma cerchiamo di veicolarli attraverso azioni di comunità dove intrinsecamente vedi quello che è. È il caso del Teatro di Comunità messo in scena a Potenza, Grassano e Tito, uno spettacolo che parlava di accoglienza e disabilità, in cui ragazzi, operatori e professionisti dello spettacolo di concerto si sono rivolti alla comunità. Cerchiamo di creare ponti e fare rete tra i vari centri. È sicuramente faticoso, ma stimolante anche per noi operatori. Non ultimo il presepe donato al vescovo di Potenza, creato con l’artista Franco Artese, presepista internazionale, nostro maestro d’arte volontario.