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I "TAGLI INTELLIGENTI" DI TORE SPARMIA

 

Cari amici di Tore, innanzitutto ben trovati.

«Nel colpevole silenzio delle Istituzioni locali (Regione e Comuni) continua la desertificazione del nostro territorio da parte degli Istituti bancari».

E’ quanto afferma la Segreteria Regionale di Basilicata di FISAC CGIL (Federazione Italiana Sindacale Assicurazioni Credito), secondo la quale «Dopo le chiusure degli sportelli del Gruppo Intesa, delle circa 15 agenzie di UBI e Bper già realizzate nel corso dell’ultimo anno (quest’ultima il 23 ottobre prossimo chiuderà anche la filiale del centro storico di Potenza), le prossime chiusure già annunciate di 7 sportelli di Banca Popolare di Bari, si attendono per il primo quadrimestre 2021 ulteriori chiusure nell’operazione di «spartizione» di UBI da parte di Banca Intesa e Bper.

Rinnoviamo la forte preoccupazione per il futuro dei lavoratori e per le ripercussioni di queste politiche sul tessuto economico della Regione.

Ribadiamo il ruolo sociale del credito come presidio del territorio, ma anche come mezzo di contrasto  alle economie sommerse, in particolare all’usura che cresce in maniera inversamente proporzionale allo scomparire dei presidi di “legalità economica” e auspichiamo una forte presa di posizione delle Istituzioni locali a tutti i livelli».

In settimana, abbiamo ritenuto opportuno incontrare il segretario organizzativo regionale di FISAC CGIL, Bruno Lorenzo.

D : Voi parlate di «colpevole silenzio» da parte della politica.

R : Da mesi la FISAC CGIL sta lanciando il grido d’allarme riguardo l’abbandono del nostro territorio da parte dei grandi Gruppi bancari e oggi, nel silenzio più assordante e a tratti imbarazzante da parte delle Istituzioni (Regione Basilicata e Comune di Potenza) si sta concretamente verificando quanto da noi paventato. Il presidente Bardi e il sindaco Guarente hanno latitato nella vicenda della Popolare di Bari, il più grande istituto per numero di sportelli sul territorio lucano. Per poter scongiurare i licenziamenti, è stato approvato un piano ‘lacrime e sangue’ e i lavoratori stanno facendo sacrifici enormi. Non ho sentito da parte di Bardi o Guarente alcun intervento in merito, a parte quello del consigliere comunale Smaldone. Eppure si parlava del destino di 480 lavoratori e relative famiglie. Al sindaco, in particolare, che si riempie sempre la bocca col “rilancio del centro storico”, farei notare che il 23 ottobre se ne va Bper; Ubi si sposterà a XVII Agosto col passaggio a Intesa che avverrà entro il 30 aprile 2021; alcune voci parlano anche della chiusura dello sportello Unicredit in Vico Scalea; la Popolare di Bari resterà, sempre che non rientri nelle filiali da chiudere (al momento si sa che a Potenza ne chiuderanno tre, ma non si sa quali). Insomma, il centro storico di Potenza rischia di perdere altri pezzi importanti. E le imprese come le aiutiamo? Se le banche spariscono, l’utente che fa? Ricorre all’usura?

D : Ci chiarisca meglio il perchè delle chiusure certe.

R : Sulla scia tracciata dal Gruppo Intesa che ha proceduto alla razionalizzazione (CHIUSURE) della rete degli sportelli lucani (compreso quelli delle ex banche venete acquisite), hanno proseguito UBI e Bper che nei loro ultimi piani industriali hanno realizzato nell’ultimo anno la chiusura di circa 15 sportelli nel nostro territorio. Se a questi aggiungiamo le 7 filiali di Banca Popolare di Bari che chiuderanno in Regione a seguito del sofferto accordo dello scorso 10 giugno, il prossimo abbandono (23 ottobre) da parte di Bper della Filiale ubicata in quello che era il « salotto buono » del Capoluogo (seconda chiusura nella città a distanza di pochi anni di quella storica di Via di Giura), e quelle che verranno « sacrificate » nell’imminente assorbimento di Ubi da parte del colosso Intesa e Bper, ci chiediamo: quale futuro per i lavoratori del credito lucano e per l’economia della Basilicata?

La FISAC CGIL rinnova la sua preoccupazione per le politiche aziendali che ancora una volta in favore del conto economico sacrificano la vita lavorativa e privata dei colleghi e per la conferma ulteriore del progressivo e deciso abbandono del tessuto economico di una Regione già fragile e che, anche a seguito delle problematiche legate alla pandemia del Covid 19, perderà il treno per il rilancio, a causa della mancata assistenza ai cittadini e alle piccole e medie imprese.

D : In cosa si concretizza l’attenzione delle politiche aziendali per il mero «conto economico» ?

R : Oggi non è più come una volta che si faceva la corsa ad aprire gli sportelli bancari. Le banche non hanno più interesse a fare il servizio classico: nelle filiali si vendono libri, servizi assicurativi, computer… alcuni fanno da intermediari immobiliari. I tassi sono bassissimi e i margini si fanno su altro. Di conseguenza si punta a ridurre i costi. Quali? In primis il personale. Con le filiali che chiudono, ove c’è possibilità, i dipendenti vengono ricollocati sulla piazza; laddove ci sono esuberi (il piano industriale di Intesa, dopo l’acquisizione di Ubi, prevede 5.000 esuberi; Unicredit a marzo scorso ne ha annunciati 8.000), ci saranno trasferimenti o procedure che accompagneranno alla pensione, per chi potrà, con gli strumenti previsti. I dati di Banca d’Italia ci dicono che in Basilicata dieci anni fa c’erano 1.500 dipendenti, adesso non arriviamo a 1.200.

D : Poc’anzi faceva riferimento al rischiuo usura.

R : Abbiamo sempre ribadito il ruolo sociale del credito come presidio del territorio, ma anche come mezzo di contrasto alle economie sommerse, in particolare all’usura che cresce in maniera inversamente proporzionale allo scomparire dei presidi di “legalità economica”. In pratica, laddove non c’è lo sportello bancario, la persona in difficoltà va dal cravattaro. Che fa, specie in un periodo come questo, il piccolo imprenditore o l’artigiano che non trova la filiale? Anche se devo dire che questi strumenti previsti dal Governo (i prestiti fino a 25mila euro, poi diventati 30, da rimborsare in dieci anni) sono stati dati quasi a tutti (tranne a chi non aveva i requisiti richiesti: assenza di protesti, sofferenze etc.).

D : All’inizio però si sono lamentati molti ritardi.

R : E’ stata fatta la legge ed è stato detto che le banche potevano dare direttamente i soldi senza aspettare l’OK del Fondo di Garanzia; qualcuno l’ha pure fatto, ma poi è successo che il Fondo non ha dato l’autorizzazione e la banca si è vista costretta a chiedere i soldi indietro al cliente, che ormai li aveva già spesi.

D : Cosa dire, in conclusione ?

R : La FISAC CGIL, auspicando anche una presa di posizione delle Istituzioni locali a tutti i livelli, ribadisce con forza che sarà sempre al fianco dei lavoratori e dei territori e porrà in essere tutte le azioni possibili alla tutela del personale dipendente.

Questo è quanto.

Alla prossima, amici di Tore.