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di Walter De Stradis

 

Una volta tanto è stato l’intervistatore a dover “schivare” gli sguardi curiosi e “indagatori” (tipici di una classica deformazione professionale) dell’intervistato. Quest’ultimo, infatti, è Canio Pepe (nessuna parentela col senatore), imprenditore potentino (originario di Vaglio) attivo in diversi settori, ma noto soprattutto per essere concessionario di “Cesare Ragazzi Laboratories” e per occuparsi di altre attività inerenti l’estetica… e i capelli.

L’altro, lo scrivente, è un pelato conclamato.

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Sono imprenditore dal 1991. Tutto nacque perché un mio amico, ancorché ventenne, aveva un serio problema di calvizie. Pertanto era andato a colloquio da Cesare Ragazzi a Bologna, e contestualmente aveva captato la possibilità di aprire un centro qui da noi. Io aderii con entusiasmo alla sua idea e aprimmo subito a Potenza, nel ’91, per poi subito allargarci a Bari, Cosenza e Foggia. Da Salerno in giù eravamo gli unici al Sud.

D: Per inciso, il suo amico risolse il problema di capelli?

R: Sì, ancora oggi porta l’epitesi (la famosa protesi brevettata da Cesare Ragazzi, da qualche anno riconosciuta come dispositivo medico - ndr).

D: “Cesare Ragazzi” –locuzione che indica il prodotto, ma anche il personaggio- è entrato nell’immaginario nazional-popolare… ma a quanto pare anche i costi, però.

R: E’ vero, l’epitesi costa perché è costituita da trentasei passaggi ed è un prodotto fatto interamente in Italia, con design e lavoratori italiani. E’ un lavoro su misura, personalizzato. Ecco perché costa molto. E’ una questione di qualità. E poi c’è tutto il discorso della “gestione”, che ne garantisce la durata.

D: Ci sono però alcuni aspetti più “sociali” da valutare, come quello attinente alle donne colpite da alopecia da chemioterapia. In questi casi, com’è noto, la perdita dei capelli in seguito a un tumore ha anche un impatto psicologico notevole nonché –appunto- sociale.

R: E infatti il fondo inglese che anni fa ha rilevato l’azienda Cesare Ragazzi Laboratories, ristrutturandola e ampliandola, ha investito molto dal punto di vista medico-universitario. E quindi c’è stato un recente studio, promosso da Salute Donna Onlus, che in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha valutato l’impatto psicologico del nostro sistema protesico “CNC” (“capelli naturali a contatto”), in pazienti con recidiva di carcinoma della mammella e alopecia recidivante indotta da chemioterapia. Hanno verificato che il livello di soddisfazione per chi utilizza la nostra protesi –invece che la solita parrucca- è molto alto. Si tratta, in poche parole, di non dare “un volto” al tumore. Abbiamo insomma percepito di poter essere d’aiuto a chi soffre e di poter alleviare il contraccolpo psicologico derivante dalla perdita dei capelli.

D: Com’è stato intraprendere questo tipo di attività a Potenza, una città in cui è sempre difficile fare impresa e che a volte sembra refrattaria alle novità? Quali sono gli ostacoli che incontra chi ha un progetto innovativo?

R: Io farei un discorso inverso: ho l’impressione chi qui da noi a volte si pensi che l’imprenditore lo possono fare tutti. Il Covid ci ha ulteriormente dimostrato che così non è e che ci vuole un minimo di capacità economica di partenza (sennò in momenti del genere i dipendenti come li paghi?).

D: Questo però vale dappertutto.

R: A maggior ragione da noi, perché ci sono i maledetti numeri (come “utenza” siamo in pochi) a complicare le cose. Ecco perché noi facemmo da subito un discorso interregionale. Ma dimostrammo, al contempo, che i clienti a Potenza si possono “importare”.

D: Si dice anche che l’imprenditoria lucana non possa fare a meno della politica.

R: Dal canto nostro abbiamo sempre avuto la fortuna di poter essere “uomini liberi”, anche perché, soprattutto all’inizio, prima di Internet, eravamo gli unici nel nostro settore. Tuttavia, in fase di presentazione di alcuni progetti, con la politica ci devi avere a che fare per forza: devi comunque interagire con la Regione, aspettare che loro vadano in Commissione…e ,beh, si sa, le tempistiche sono quelle che sono, ma è un problema nazionale. Devo dire, inoltre, che io esperienze negative con la politica non ne ho avute. Torniamo al discorso accennato: se PRIMA metti a posto i documenti (pareri preventivi etc.), e solo POI operi, vedrai che le cose non dovrai farle due volte.

D: Il contraccolpo del Covid è stato pesante per l’imprenditoria lucana.

R: Il problema è sempre strutturale. Perché i famosi prestiti garantiti…beh, quei soldi poi finiscono, perché coprono i mesi che non si è fatturato: ma se ci sarà un “ritorno” del virus in autunno, molte attività non ce la faranno proprio. Come dicevo, la “catena” innestata dagli imprenditori “improvvisasti” (quelli senza soldi) può rivelarsi, essa per prima, un danno, in cui vengono “mangiati” parenti (che spesso sborsano soldi), fornitori e altri imprenditori. Altro aspetto: durante il lockdown, alcune spese per utenze e/o tasse varie andavano azzerate, come se quei mesi non fossero esistiti. Se durante la chiusura forzata uno non ha costi, anche in presenza di entrate zero, il danno non è poi così grosso. Sono scelte che avrebbe dovuto fare il Governo. E che dovrà fare nel caso tutto ricominci.

D: Senza contare la “tempistica” sulle erogazioni delle casse integrazioni.

R: Un vero dramma, sì. Ci sono dipendenti miei che finora hanno preso solo la prima quota. Ogni volta bisogna rifare la richiesta, che deve essere approvata… e noi siamo ancora fermi alla prima, di tre erogazioni.

D: Anche sulla questione prestiti, ci sono state lamentele circa i ritardi.

R: … per chi li aspetta è un problema, perché per un imprenditore i tempi sono tutto.

D: Da cittadino lucano, qual è stato il momento peggiore?

R: Per chi fa impresa, la clausura forzata è un arresto domiciliare a tutti gli effetti. E poi, da cittadino, mi lasci dire che alcuni disservizi della sanità lucana ci hanno psicologicamente distrutti. Le troppe “precauzioni” nelle strutture pubbliche in questi casi possono essere foriere di eventi negativi, far aspettare troppo le persone può rivelarsi un errore. Ed è successo.

D: La Regione fa vanto di aver saputo contenere il virus.

R: Beh, i numeri danno ragione. Sono stati attenti. Certo, i “vantaggi” geografici e demografici della nostra regione hanno avuto il loro peso, ma anche il contributo di alcuni sindaci “sceriffi” è stato importante. Anche se i metodi magari non erano ortodossi.

D: Anche il "commissario" Bardi” l’ha convinta?

R: Mmm, … non in tutto. Ma, come dicevo, i numeri gli danno ragione.

D: Se potesse prendere lui (o Guarente) sotto braccio, cosa gli direbbe?

R: Di fare ciò che è stato programmato. Faccio un esempio: dietro la mia attività in via Cavour a Potenza, c’è tutto un terreno che, nonostante i progetti di otto anni fa, tale è rimasto. E io all’epoca ci spesi dei soldi. C’è sempre chi si oppone agli ascensori oppure a questo o a quello, mentre io dico: fate ciò che avevate programmato, poi tutto si può aggiustare. E invece si sta sempre a zero. La cosa peggiore è il non fare: è li che ci si gioca la credibilità.

D: Presto (si spera) ci saranno si soldi del Recovery Fund. I politici lucani sapranno cogliere l’occasione?

R: E’ un discorso sempre nazionale, ma a Bardi e Guarente direi di prendere persone capaci e dare loro tempi e obiettivi. E’ l’occasione per portare a termine le cose programmate.

D: I dirigenti pubblici andrebbero pagati a risultato?

R: In parte sì, anche perché a volte si mettono contro il politico di turno, solo perché non è della loro stessa “parrocchia”. E certi “picci” sono un dramma per il cittadino.

D: A livello nazionale sono diversi i personaggi famosi che portano la vostra protesi, cioè “i capelli di Cesare Ragazzi”, no?

R: (Silenzio) Sui clienti non le dico nulla.

D: Mettiamola così: se vede uno in televisione, riconosce la protesi?

R: Beh, dopo trent’anni di questo lavoro… Per esempio, ho sentito varie “ipotesi”, ma a mio avviso Conte si è fatto un intervento di "autotrapianto": lo riconosco perché è un altro servizio, di natura diversa, di cui mi occupo da sempre. Per quanto riguarda l’epitesi di Cesare Ragazzi, beh, io me ne accorgo quando non c’è una gestione “ottimale” …

D: … cioè la manutenzione.

R: Esatto. Se uno si cura ed è attento, la protesi non si nota proprio. Dalle nostre parti, invece, ci sono alcuni che si vede da un chilometro…

D: Fra i suoi clienti locali ci sono anche politici? Gira voce che...

R: (Silenzio)

D: Non voglio certo i nomi.

R: E ci mancherebbe.

D: Vabè, ho capito. A livello personale, cosa le trasmise Cesare Ragazzi?

R: L’entusiasmo e il fatto che imprenditori non ci si improvvisa.

D: La canzone che la rappresenta?

R: Bonnie Tyler, “Total eclipse of the heart”.

D: Il film?

R: “The Fighter”.

D: Il Libro?

R: “Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro e “L’Illusione di Sapere” di Massimo Piattelli Palmarini.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: «E’ stato un buon papà». Sulla famiglia ho investito molto.

D: Ma, a lei, cos’è che le provoca “un diavolo per capello”?

R: (Ride). Guardi, negli anni, i nostri politici ci hanno distrutto. E’ un dato di fatto. Le infrastrutture, le nostre strade, sono pietose: già andare a Matera è una pena. Per cogliere quel poco che c’è stato lì, io avrei istituito un pullman da Potenza ogni mezzora e ai tour operator avrei “imposto” almeno un giorno di soggiorno nel capoluogo. La politica in questi decenni ci ha resi schiavi, ma anche loro, i politici, se ci pensa, sono rimasti orfani di loro stessi, in quanto i LORO figli, loro per primi, hanno lasciato questa Terra. E per questo, magari anche in presenza di tanti soldi, a mio avviso non hanno più niente.