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di Walter De Stradis

 

Di professione ricercatore al CNR, il cinquantunenne Antonio Lanorte –potentino che conserva visibilmente un esprit piuttosto giovanile- è da tre anni il presidente di Legambiente Basilicata.

 

D: Come giustifica la sua esistenza?

R: Non so cosa le risponderebbero le mie due figlie (sorride), perché credo soffrano un tantino questo mio ruolo, di puro volontariato, ma che comunque porta via molto tempo alla mia vita e al mio lavoro. Ma questo mio impegno in realtà è per loro, e per quelli come loro. Insomma, voglio fare la mia parte.

D: E perché l’ambiente?

R: Perché sin da piccolo ho avuto questa sensibilità. Da qualche parte devo ancora avere dei disegni che facevo alle elementari: scenari apocalittici, città con fabbriche e fumo dappertutto.

D: E crede che la Basilicata di oggi in qualche modo si avvicini a quei disegni?

R: No. Non sono un catastrofista. Anche se la situazione potrebbe certo essere migliore.

D: Proprio ieri (mercoledì – ndr), a Marina di Pisticci, avete illustrato i dati di “Goletta Verde”: la foce sul fiume Cavone, tra Pisticci e Scanzano Jonico, è risultata “inquinata”, mentre la foce del canale Toccacielo, a Nova Siri, è risultata “fortemente inquinata”. Mi scusi, ma nel caso di Nova Siri parliamo di una zona che è “Bandiera Blu”. Come spiega questa contraddizione?

R: Non è una contraddizione. Una zona riceve la qualifica di “Bandiera Blu” in forza di una serie di parametri, fra i quali anche la qualità delle acque. Questi ultimi dati, che sono quelli istituzionali, semplicemente vengono presi in punti diversi rispetto ai nostri, ma i valori relativi alla “balneabilità” sono gli stessi: noi analizziamo le cosiddette “acque di transizione” (ovvero quelle più in prossimità di una foce –ndr), Arpab e altri analizzano quelle “a mare”.

D: Questi vostri dati però sembrano tornare spesso…

R: Ogni anno.

D: E non vi chiama mai il sindaco di Nova Siri, ad esempio, per lamentarsi di eventuali danni d’immagine?*

R: Ogni anno. Lo stesso accade con qualche operatore turistico locale che si sente danneggiato. La mia risposta però è sempre quella: «Prendete provvedimenti. Fatevi sentire con la Regione o con Acquedotto Lucano». Oltretutto, ormai non è più solo “una cosa di Legambiente”, visto che lo stesso assessore regionale, Gianni Rosa, è intervenuto su certe tematiche, un paio di mesi fa.

D: Si tratta di scarichi abusivi?

R: Può darsi ci siano reflui agricoli. Però è evidente che un problema c’è. Ci accusano di rilevare i dati dove sussiste un divieto di balneazione: non mi risulta, visto che cartelli in tal senso non ci sono, e poi è comunque acqua che arriva a mare, seppur assai diluita, e che quindi a cinquanta metri presenta valori diversi. Dati del passato hanno inoltre rivelato inquinamento anche a cinquanta metri da Toccacielo. In ogni caso, va specificato che noi ci limitiamo a segnalare un problema: Goletta Verde è più che altro una campagna sulla depurazione. Tra l’altro, in Basilicata ci sono sedici agglomerati –che corrispondono a più depuratori- che ormai sono sotto infrazione europea dal 2007. E sono multe.

D: Ha accennato all’assessore Rosa. Come sono i rapporti con l’attuale esecutivo regionale?

R: Buoni e cordiali. Quando riscontriamo elementi positivi –soprattutto a livello di dichiarazioni, ahimè- noi li evidenziamo sempre.

D: Me ne dica uno.

R: Un anno fa l’assessore Rosa annunciò la realizzazione dell’impiantistica atta al recupero della frazione organica dei rifiuti. A conti fatti, i tempi stabiliti erano un po’ troppo “ottimistici”, e oggi la realtà è che siamo l’unica regione d’Italia a non avere impianti di questo tipo. Impianti a cui noi di Legambiente siamo MOLTO favorevoli. E non tutti nel mondo ambientalista lo sono.

D: Ha toccato un argomento interessante. Il “mondo ambientalista” lucano, oltre che da associazioni, movimenti e comitati, è costituito anche da alcune personalità singole che portano avanti personali battaglie. A leggere alcune scaramucce sui social e sui giornali, però, a volte questo mondo appare un po’ conflittuale e affetto anche da un certo “primadonnismo”.

R: La galassia ambientalista è molto variegata. A volte –e penso ad alcuni comitati- pur svolgendo un ruolo meritorio, si ha un’idea dell’ambiente molto “difensiva” e conservatrice: in pratica si dice no a tutto, anche in maniera ideologica. Questa cosa non ci appartiene: sulle questioni ambientali bisogna avviare un’idea di sviluppo.

D: Tornando alle spiagge lucane, un mesetto fa voi avete chiesto di non concedere “nemmeno un metro” di spazio pubblico ai privati (in virtù delle esigenze di distanziamento sociale).

R: In questo momento stiamo “misurando”, ma possiamo già dire che si sono persi dei pezzi di spiaggia pubblica, a vantaggio dei privati.

D: Ma non trova sia anche giusto, nella misura congrua, concedere un po’ di “ossigeno” agli operatori turistici privati che cercano di avviare una stagione nata con handicap enormi?

R: E’ vero, la nostra è una posizione un po’ categorica, ma avvertiamo in maniera molto forte il timore che si possa andare verso una progressiva privatizzazione degli spazi pubblici. Anche l’anno scorso siamo stati molto criticati, quando abbiamo stigmatizzato il “Jova Beach Party” a Policoro. Le spiagge non vanno viste esclusivamente come luoghi di divertimento, ma sono delle aree naturali di valore, che vanno rispettate: sullo Jonio stiamo perdendo naturalità, tutta la parte “dunale”. Da qui la critica a Jovanotti.

D: Lui come l’ha presa? (Tra l’altro è un personaggio che lavora molto su una sua immagine da “artista impegnato”)

R: Si è arrabbiato moltissimo, ma poi con Legambiente nazionale c’è stato una sorta di chiarimento. Lungi da noi fare i bacchettoni o i guastafeste, ma questa mancanza di cultura ambientalistica purtroppo la vediamo, e un personaggio pubblico dovrebbe rifletterci un attimo di più, anche se ritiene “figo” fare un concerto sulla spiaggia.

D: Veniamo al petrolio. L’Eni estrae in “prorogatio”, a concessione scaduta da diversi mesi, e i tavoli delle trattative con la Regione sono stati fermi a causa del Covid. La politica sembra (e sottolineo sembra) cercare di dare risposte ai cittadini soprattutto in termini di ricadute e compensazioni economiche e lavorative. Voi in più cosa chiedete? E’ facile dire “la tutela dell’ambiente”…

R: Ha colto nel segno. Quella è una “conditio sine qua non”, una condizione ineludibile, e ci mancherebbe altro, ma è chiaro che siamo di fronte a un’attività industriale: trovo sempre strano che qualcuno si scandalizzi in presenza di fiammate o di fumo. Quando vent’anni fa non c’era l’oleodotto e si verificavano incidenti con le autobotti, noi lo scrivevamo «Sono le conseguenze inevitabili di ciò che abbiamo/avete voluto». Oggi il punto è un altro: programmare la fuoriuscita dal petrolio.

D: Con la partecipazione delle compagnie petrolifere.

R: Esattamente. Noi non siamo quelli che dicono “Chiudiamo tutto!”, perché non ha senso, ma almeno ad Eni (Total ha appena cominciato) dobbiamo dire che per il 2030 va pensato qualcosa di completamente differente. E si può fare.

D: Ritiene convenga anche alle compagnie?

R: Sì. Mi rammarico però che anche per altre realtà ambientalistiche la questione “cambiamento climatico” è come se non esistesse o interessasse. La Basilicata è il primo giacimento dell’Unione Europea e ha voce in capitolo eccome. Ormai il settore “oil & gas” –ancor di più con la pandemia- è entrato in crisi e se ne stanno accorgendo le stesse compagnie (Eni compresa!) e quindi vanno pensati nuovi comparti produttivi, relazionati e coerenti con le risorse ambientali.

D: Lei cosa immagina?

R: Tutto il settore della “bio-economia”, ovvero mettere in rete agricoltura e foreste per la produzione di bio-carbutanti o di intermedi per le bio-plastiche. Sono progetti sui quali la stessa Eni sta già investendo altrove. Tuttavia la proposta di “Energy valley” in Val D’Agri, avanzata da questa stessa compagnia, la trovo addirittura vergognosa, tutta “pro domo sua”, ovvero tutta funzionale al Cova. Pertanto, chiediamo alla Regione di non pensare solo alla ritrattazione e all’aspetto economico, perché “più soldi” non risolvono il problema (a parte che questi soldi finora sono stati usati malissimo). Insomma, noi vogliamo che l’Eni RIMANGA in Basilicata, ma con una funzione completamente diversa; vogliamo che non sia più “Ente Nazionale Idrocarburi”.

D: E cos’altro allora???

R: “Ente Nazionale Bio-economia”, magari. Lo snodo cruciale è nelle energie rinnovabili.

D: La scorsa settimana ho intervistato il giornalista Rai Gianni Quagliarella, che è tornato a Potenza dopo 40 anni. Ha affermato di aver notato, come prima cosa, l’impatto dell’eolico sulla città.

R: E’ una delle questioni più scottanti. L’eolico è una fonte rinnovabile (e noi siamo a favore di queste) e pensiamo che ci voglia: ma in Basilicata c’è stato sicuramente uno sviluppo selvaggio, riferibile soprattutto al cosiddetto “minieolico”. Quest’ultimo all’inizio era legato al concetto del “prosumer”, ovvero del produttore che diventa consumatore, aspetto questo che in Basilicata è completamente sfuggito di mano. Il tutto in un’assenza di pianificazione del territorio. Ora non si più andare avanti così, e bisogna fare uno “step” nuovo, passare alle “comunità energetiche”, anch’esse “prosumer”.

D: Però l’obiezione del cittadino medio, a fronte della perdita di suolo e di “panorama”, è: «Ma noi, che vantaggio ne abbiamo?».

R: E’ vero. Ma il cambiamento climatico interessa tutti gli esseri umani, e ogni pala eolica comunque toglie un tot di emissioni nell’atmosfera. Tuttavia bisogna cambiare registro: le comunità devono gestire gli impianti, diventando “produttori e beneficiari”. Dal canto nostro, riteniamo che il vero futuro sia il fotovoltaico, ma bisogna capire quanto ne serve e se magari occorre iniziare a pensare al “fotovoltaico a terra”. Noi riteniamo che ci siano le condizioni per evitare il consumo di suolo, e che sia possibile una relazione con le attività agricole. Ancora una volta, non bisogna avere barriere ideologiche.

D: Il film che la rappresenta?

R: “Dillinger è morto” di Marco Ferreri.

D: Il libro?

R: “L’Anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz: è all’origine delle mia passione per la ricerca.

D: La canzone?

R: “A mano a mano” di Rino Gaetano.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: «Ha vissuto generosamente».

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*Il sindaco di Nova Siri, Lucio Eugenio Stigliano, ha dichiarato alla nostra redazione: «Condivido l’interesse degli amici di Legambiente, ma come sindaco mi rifaccio alle tabelle del portale sulle acque di balneazione del Ministero della Salute, che da molto tempo certifica le nostre acque come “eccellenti”. Mi sento pertanto di rassicurare i turisti e i cittadini di Nova Siri».

Il sindaco di Pisticci, Viviana Verri, giovedì scorso ha dichiarato al Tgr che i dati rilevati da Goletta Verde non inficiano la qualità del mare: «L’Arpab ha fatto dei prelievi a proposito di alcune macchie segnalate dai cittadini. Siamo in attesa di risultati ufficiali, ma da colloqui con l’Agenzia ci pare che i valori siano nella norma. Alla Regione abbiamo chiesto un tavolo permanente sullo stato di salute del fiume Cavone. Sul tema della depurazione delle acque siamo in costante contatto con la Regione».

L’assessore Gianni Rosa, dal canto suo, in una nota ha affermato che «Il messaggio lanciato da Legambiente è fuorviante e trasmette all’opinione pubblica uno scenario dei mari lucani non rispondente alla realtà (…) La costa jonica è tra le più monitorate d’Italia (..) Le acque dei nostri mari sono prive di contaminazione microbiologica» (Ndr)