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di Walter De Stradis

Quarantacinque anni (ma col viso da eterno giovanotto), Portatore del Santo, ex capo ultrà, giornalista pubblicista, ex consigliere comunale d’opposizione (con il dichiarato sogno di diventare, prima o poi, sindaco della sua Potenza), Alessandro Galella (Fratelli d’Italia) è l’assessore all’ambiente, all’energia e al turismo del Comune capoluogo di regione. Lavorativamente parlando, tecnicamente è il responsabile comunicazione dell’Egrib (Ente di governo per i rifiuti e le risorse idriche di Basilicata), ma da diverso tempo è “comandato” presso la segreteria di Gianni Rosa (anch’egli di Fratelli d’Italia), che attualmente è l’ assessore “omologo” (o viceversa) alla Regione Basilicata. Nel corso dell’intervista, realizzata al Dipartimento Ambiente della Regione, è infatti impegnato in una riunione nella stanza a fianco.

«Sono sempre stato una persona sensibile all’ambiente -dice Galella- sono un pescatore, amo il giardinaggio… e poi, già da consigliere comunale d’opposizione, ero a conoscenza di alcune problematiche del Comune che a loro volta derivavano da problematiche regionali. Pertanto, quando Mario (Guarente, sindaco di Potenza – ndr) mi ha proposto di fare l’assessore, mi è sembrato, oltre che naturale per me, anche un’opportunità per la città che io prendessi la delega all’ambiente. Il tutto in un’ottica di snellimento di alcuni problemi ancestrali, sui quali stiamo lavorando, ma che non sono ahimè di facile soluzione… »

D: A questo proposito, in settimana c’è stato un interessante intervento di Legambiente. «La Basilicata non può più permettersi di portare i suoi rifiuti altrove. Servono gli impianti a supporto della raccolta differenziata. Il governo regionale batta un colpo».

R: Sì…

D: In particolare, si afferma che «è bastato che la piattaforma di Tito Scalo, che riceve tra gli altri l’umido della città di Potenza (per poi trasferirlo in impianti di riciclo, generalmente al nord Italia), chiudesse l’ingresso, per ragioni di non convenienza economica, ai camion provenienti dal capoluogo per far entrare il sistema in crisi. Pertanto l’Azienda Comunale per la Tutela Ambientale di Potenza ha dovuto, in emergenza, trovare un nuovo sito provvisorio fuori Regione (al momento Giffoni Valle Piana in provincia di Salerno) per ovviare alle difficoltà di conferimento».

R: Esatto…

D: «Se questa situazione, come anche la stessa ACTA ammette, dovesse perdurare, ci potrebbe essere un aggravio di costi per le casse comunali che alla lunga potrebbe diventare insostenibile».

R: Non per le casse comunali, ma per le tasche dei cittadini, che con la Tari pagano integralmente i costi di smaltimento. Il problema è molto serio, e nasce addirittura in Cina.

D: Pure questo?

R: La Cina mandava in Europa migliaia di navi cariche di manifattura. Per sopperire ai costi dei viaggi di ritorno, cominciarono a comprare la spazzatura, per meglio dire quella parte del rifiuto che non si può far “scomparire” o bruciare in alcun modo. Da qualche mese, questo sistema si è bloccato, mettendo in crisi tutti gli impianti di smaltimento, che avevano partecipato a gare di appalto con prezzi che ormai non erano più quelli di mercato. Nel nostro specifico, l’azienda Caivano di Tito Scalo (che smaltiva i rifiuti organici di Potenza), si era aggiudicata una gara alla cifra di 145 euro a tonnellata (una cifra importante, se si considera che smaltire l’indifferenziato oggi costa 230 euro). Come accennato, a un certo punto l’impresa Caivano è entrata in difficoltà, perché non riusciva più a smaltire il rifiuto a quel prezzo, ritenuto assolutamente inadeguato. Il Comune ha quindi fatto una nuova gara, sempre a quel prezzo (e pertanto Caivano continuava a smaltire), andata deserta. Stesso destino per una successiva, col prezzo fissato a 190 euro. Dopo la seconda gara, Caivano, ridotta al lastrico, ha chiuso i cancelli; e anche se in realtà non si sarebbe potuto fare, continuare a farle accettare nuovi carichi a 145 euro, avrebbe significato creare debito. Aggiunga che l’Acta ha un grosso problema di liquidità (non per problemi di bilancio, ma soprattutto perché avanza tantissimi soldi e nel mentre ne deve corrispondere altri) ed è stata costretta a pagare in ritardo la ditta in questione.

D: E quindi si è arrivati a Giffoni…

R: Sì, e anche se, come può immaginare, le aziende fra di loro fanno cartello (è per questo che le gare vanno deserte), si è potuto fare un affidamento diretto, con gestione del rifiuto a 209 euro. Nel frattempo, Acta ha bandito una nuova gara a 200 euro. Si chiude fra una decina di giorni: speriamo bene

D: Ma andrà comunque a una ditta locale?

R: No, il bando è europeo.

D: Quindi c’è il rischio che il “tour” della monnezza non finisca?

R: Purtroppo noi non abbiamo stabilimenti pubblici, e quindi dobbiamo rivolgerci ai privati, che tra l’altro sono pochi.

D: E infatti, per tornare a Legambiente: «In Basilicata ancora non siamo riusciti a realizzare il primo impianto di compostaggio della frazione umida riveniente dalla raccolta domiciliare, mantenendo il triste primato che ci vede come unica Regione d’Italia a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti».

R: E’ così. Ma è assurdo pensare che questo disastro sia responsabilità del centrodestra che opera da un solo anno. Pittella e i suoi non hanno dotato la regione di niente, erano completamente fermi al palo. E questo disastro, naturalmente, ha agevolato molte aziende private.

D: «Il completamento degli impianti di Venosa e Lauria –prosegue la nota di Legambiente- così come di quelli di Colobraro e Potenza che dovrebbero produrre anche biometano e sono ancora nella fase di studio di fattibilità, rappresenta un obiettivo necessario nell’ottica dell’economia circolare».

R: La Regione Basilicata ha messo a disposizione i soldi, adesso spetta ai Comuni realizzare gli impianti. Al momento quello in fase più avanzata sembra quello di Lauria.

D: A Potenza è dunque previsto un impianto di “digestione anaerobica”: a che punto siamo?

R: Il sindaco De Luca destinò due milioni e mezzo (soldi regionali, di provenienza europea) all’Asi per questo stabilimento destinato alla FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano - ndr), immaginato all’interno del sito del depuratore di Contrada Varco Izzo. Il depuratore, funzionante, è stato costruito dall’Asi coi soldi della Regione, che –dopo alcuni passaggi giudiziari per dirimere la faccenda- ne è risultata proprietaria (contrariamente a quanto pensava Asi). Il problema è che lì c’è anche il cosiddetto “bio-digestore”, costato uno sproposito, che non ha mai funzionato. In tutti questi passaggi farraginosi, a un certo punto entrò in scena pure Acquedotto Lucano, che gestisce una parte del sito. Pertanto, ora che bisogna dar vita allo stabilimento per la FORSU, gli attori in campo sono tutti quelli citati e tutti vogliono gestirlo o farci qualcosa. Il Comune e l’Acta vogliono essere protagonisti, avendo le carte in regola. La struttura è destinata a "digerire" 14 tonnellate all’anno, che oltre a quelle della sola Potenza (che ne produce sette), ingloberebbero anche quelle di tutto il circondario. Ne deriverebbero uno smaltimento a un prezzo molto inferiore ai 200 euro, e anche degli utili, per il Comune capoluogo.

D: Come andrà a finire?

R: E’ appena entrato in gioco un nuovo attore, l’Egrib, che ora deve immaginare una gestione che possa dare vantaggi a tutti: Acta, Asi e Acquedotto Lucano. Dal canto nostro, come Comune di Potenza, abbiamo chiesto all’Asi di fare uno studio di fattibilità. Nel lavoro del professor Masi è dunque emerso che: a) due milioni e mezzo di euro sono pressoché sufficienti; b) la cifra per smaltire si aggira sui 150 euro. Sarebbe un notevole risparmio, quindi. Presto ci sarà una riunione in merito alla gestione dello stabilimento; trovato l’accordo (mi auguro che ci sarà), bisognerà commissionare uno studio di progettazione definitivo, dopo di che si farà la gara d’appalto per i lavori. Ripeto, stiamo lavorando per dotare la regione di ciò che serve, perché con i costi e le modalità attuali -se non per una valida questione etica ed ecologica- dal punto di vista economico, a lungo andare non sarà più conveniente obbligare i potentini alla differenziata. Si tratta di fare doppi viaggi, e quindi doppia benzina, le spese aumentano e così via.

D: Com’è cambiato a Potenza lo smaltimento dei rifiuti ai tempi del Covid19?

R: Abbiamo registrato un vero disastro. Per paura di uscire o di aprire il bidone, in molti non differenziavano affatto o lasciavano la spazzatura fuori dal cassonetto (e a quel punto diventa “rifiuto speciale”, non più di nostra competenza). Un disastro quindi di sporcizia, di aumento di costi… e in più la gente, stando a casa, ha fatto le pulizie e ha buttato di tutto.  

D: C’è stata un’adeguata risposta in sanzioni?

R: Mmm… guardi, io sto spingendo, ma bisognava fare migliaia di multe, migliaia. E non cento/duecento l’anno. Chiedo ufficialmente alla polizia locale di fare multe QUOTIDIANE.

D: Quindi sono state poche?

R: Troppo poche. La Comandante della Polizia locale –che, lo riconosco, è pur impegnata in una miriade di problemi- deve destinare agenti esclusivamente all’emissione –quotidiana- di multe. E alle indagini. Guardi, molte famiglie hanno maturato l’idea che se non fanno l’indifferenziata non succede nulla. La gente capisce una sola cosa: le multe.

D: Qualcuno adesso dirà: ecco il solito pistolotto “poliziesco” da politico di destra.

R: Ma no! Magari ci fossero altre soluzioni! Guardi, ho provato di tutto: articoli sui giornali, interventi alla Rai e sui social… ma non c’è niente da fare.

D: I potentini sono quindi degli incivili?

R: Non tutti, un 20-30%. Ma quella minoranza rovina i sacrifici di tutti gli altri. Guardi qui: questa è di stamattina (mostra la foto di un cassonetto per la plastica in cui sono “impalati” degli sci - ndr). Tutto ciò si evita con le multe e le video-trappole. E le dico di più: le multe dovrebbero essere più salate. C’è stata gente che ha depositato l’impossibile davanti all’isola ecologica del Comune, quand’era chiusa per l’emergenza Covid. E questo nonostante le telecamere: vuol dire che sono certi dell’impunità. Tenga conto inoltre che le persone addette alle telecamere non sono le stesse addette ai reati ambientali, e quindi si perde molto tempo nei vari passaggi. Fosse per me quelle immagini le pubblicherei pure (coprendo volti e targhe) per sensibilizzare la cittadinanza. Insomma, non dico che dobbiamo arrivare ad aprire le buste come fanno altrove, ma che almeno chi butta allegramente un frigorifero venga perseguito!

D: Cambiamo argomento. Lei è membro, già Presidente, dei Portatori del Santo: come vede questo San Gerardo senza festeggiamenti?

R: Come associazione ormai non possiamo fare più nulla, spero che come Comune si riesca a fare qualcosa almeno per la giornata religiosa del 30, con la statua del Santo. Chissà se, migliorando la situazione, non si possa fare anche una Parata dei Turchi senza pubblico, solo per le tv… ma la vedo dura.

D: Il film che la rappresenta?

R: “Braveheart”.

D: La canzone?

R: “Musica ribelle” di Eugenio Finardi.

D: Il libro?

R: L’ho letto di recente: “La dittatura delle abitudini”, di Charles Duigg. E’ un testo che dimostra come ognuno di noi sia schiavo delle proprie usanze.

D: Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?

R: «Ho amato con tutto me stesso la mia città».