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di Antonella Sabia

 

Lunedì prossimo, 4 maggio, inizierà la tanto sospirata Fase 2.

Il nuovo Decreto ha però scontentato diverse altre categorie: bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti, saranno gli ultimi a poter rialzare le saracinesche, lunedì 1 giugno.

Sul piede di guerra, parrucchieri ed estetisti, già messi in ginocchio a causa del Covid. In un comunicato, il Presidente della Confartigianato Acconciatori per uomo di Potenza Leonardo Di Blasio, ha affermato: “Auspico che il provvedimento venga rivisto, anche alla luce di specifiche determinazioni regionali. Non si può stare fermi per tre mesi e con ricavi azzerati, è semplicemente inaccettabile. C’è la necessità di riaprire, certamente in sicurezza, e, invece, pur avendo con la nostra Organizzazione Nazionale elaborato e presentato proposte dettagliate per tornare a svolgere le attività, con indicazioni specifiche sul distanziamento e sui dispositivi di sicurezza, siamo costretti a stare chiusi”. Contnua Di Blasio: “La nostra categoria si stava già organizzando, in base alle linee guida e programmando i lavori solo per appuntamento per limitare al massimo le interazioni tra i clienti, con orari flessibili e con tutti gli accorgimenti relativi ai presidi sanitari (mascherine, occhiali e, nel caso, visiere in plexiglass)”.

Un ulteriore grido di allarme è quello nei confronti dei lavoratori abusivi che “oltre a rappresentare una forma di concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori regolari, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria, costituiscono un pericolo per la salute delle persone” ha concluso il Presidente Di Blasio.

Preoccupazioni condivise da Antonella Verrastro (nella foto), titolare di una salone a Potenza, e Saverio Giuzio, socio di un’azienda proprietaria di tre saloni all’interno dei centri commerciali di Tito, Policoro e Atena Lucana.

Sono titolare dal 2003 di un salone all’interno di un centro commerciale a Potenza, ho sei dipendenti oggi in cassa integrazione. Ho potuto usufruire del bonus dei 600 €,. Al momento non ho fatto nessuna richiesta di finanziamenti pubblici perché vorrei farcela con le mie forze, comunque si tratta di prestiti da restituire dopo 2 anni per 6 anni. È veramente complicato perché tre mesi di chiusura sono difficili da sopportare, le tasse le hanno solamente bloccate, ma da giugno in poi bisognerà pagare anche gli arretrati, invece sarebbe stato più giusto sospenderle”, ci dice Antonella Verrastro.

Di poco differisce la situazione di Saverio Giuzio: “La nostra è una società di quattro persone, abbiamo tre centri sia di estetica che di parrucchiere. Come società non abbiamo avuto accesso al bonus dei 600€. Abbiamo 32 dipendenti che oggi sono in cassa integrazione, ma probabilmente non arriverà prima della fine di maggio, e in alcuni casi stiamo parlando di persone che hanno famiglia e questo ci rammarica. La nostra è un’azienda che non ha come primo obiettivo il business economico, ma essendo legati ad una Scuola, diamo la possibilità ai ragazzi di formarsi, seguire un percorso e oltre ad avere una retribuzione economica”.

Abbiamo chiesto ad entrambi come immaginano la ripartenza e quali indicazioni hanno ricevuto.

“In parte, rispettiamo già tante delle condizioni per aprire, già prima del Covid utilizzavamo attrezzature sterilizzate, asciugamani di carta e mantelline monouso. Per la riapertura ci sono tantissime proposte, ma in realtà delle normative generali non si trovano da nessuna parte. Stando alle informazioni che abbiamo, oggi potrei far entrare due clienti per volta, mentre prima lavoravo contemporaneamente su 5/6. Dovremo gestire anche gli orari, e soprattutto i dipendenti, perché riducendo il lavoro, bisogna capire se potranno rimanere in cassa integrazione. Mi dispiacerebbe davvero dover lasciare a casa qualcuno”, ha affermato Antonella Verrastro.

Saverio Giuzio ci dice che sarebbe stato più utile prima sapere come ripartire, poi avere una data. “Oggi sentiamo tante cose in televisione, il plexiglas, le mascherine, asciugamani monouso e calzari, però si rischia di mettere in campo energie economiche che potrebbero rivelarsi inutili. Ritengo anche che non possiamo essere paragonati ad altre regioni come la Lombardia. In Basilicata siamo stati attenti a seguire le regole, così che il virus è stato tenuto sotto controllo, era giusto cominciare un po’ prima. Nel nostro caso per esempio, dato che Atena era tra i comuni “zona rossa”, sicuramente quel centro sarebbe stato gestito diversamente. Inoltre facendo parte di centri commerciali, ci stiamo organizzando per mettere a punto diversi sistemi di sicurezza, che magari per un negozio normale diventerebbe troppo dispendioso”.

In merito all’abusivismo, Giuzio afferma “Per noi, quello è il vero Covid. I nostri dipendenti sono esemplari, e continuano a rifiutare tantissime richieste. Quando riapriremo, dovremmo attenerci alle regole e probabilmente molti rimarranno a casa, ma il nostro obiettivo è salvaguardare i posti di lavoro”.

Gli abusivi da sempre rappresentano un problema, acuito in questa situazione di emergenza, in questo modo noi rischiamo di chiudere”, conclude Antonella Verrastro.