DIMAIOsalvini
Ma come farebbero i 5S a non accorgersi di lavorare per l’altro? O semplicemente ci stanno giocando di comune accordo? Fra quelle rimaste famose, cade a pennello la battuta di Pietro Nenni sul subentro del Pci nelle sezioni del Psi, all’epoca del “Fronte popolare”: “abbiamo scosso l’albero, ma le mele son cadute nell’orto del vicino!”.

Una considerazione che, alla luce dei risultati del 26 maggio, potrebbe ora valere per il M5S! Nella sua prima dichiarazione, Di Maio vuole infatti proseguire come prima: “abbiamo imparato una grande lezione, ma non molliamo”. Anche i socialisti non mollarono (il Fronte),finché non furono surclassati! Lì c’era però il non piccolo particolare che gli orti- cioè, le ideologie- erano affini, cioè vicini. Qui, invece, si dice che siano agli antipodi, Destra contro Sinistra; e che, ciononostante, il Governo gialloverde “dura altri 4 anni”, in barba a tutte le differenze perché di tratta di un semplice baratto! Da un lato, il Nord richiede la Tassa piatta e la Tav, la Grondada GEMI etc etc,fin alla sottrazione sui Lep-livelli essenziali di prestazioni (dalla legge 42 del 2008 riconosciuti ai “terroni”, ma mai erogati, come ora ammesso dal Tar Lazio). Dunque, per “cose” concrete Salvini non toglie l’ossigeno ai 5S e darà in cambio, dopo il flop del reddito di cittadinanza, il sussidio alle famiglie (ancora a debito) e la retribuzione minima universale (un altro probabile flop!). Ma ignora il Capitano che l’obiettivo di fondo dei 5S è la “democrazia diretta” alla Rousseau, per la quale si sta modificando l’art 75 della Costituzione? Che al Referendum “abrogativo”, limitato ad alcune materie, si sta affiancando quello “propositivo”, senza limiti e su richiesta di soli 250.000 firmatari? Che con esso si potrebbe piegare il Parlamento alla volontà del popolo, svalutando il confronto e la mediazione e riducendo numero e qualità dei parlamentari? Non ha forse ,Grillo, dato sempre centralità alla piattaforma informatica, pagata dagli eletti 5S e gestita da una società privata che raccoglie (e potrebbe manipolare) la volontà popolare? La violazione costituzionale (dell’art 49) non è ormai in atto, senza alcuna protesta né del popolo né delle istituzioni? Anche nel caso che i parlamentari si ribellino o siano sostituiti da altri, approvato il “propositivo”, sarà possibile farli smentire. Insomma, ignora Salvini che il “calzino” è già quasi “rivoltato“e fra 4 anni ci saremo abituati al nuovo sistema? Si mettono in primo piano (e si fa chiasso per) la Tav e le grandi opere, come già l’Ilva e la Tap, per le quali i Pugliesi nemmeno hanno protestato. Ma di fatto, in silenzio, avanza pacifica la democrazia diretta, da consolidare pian piano col tempo, con l’abitudine! Ciò nonostante, Salvini fa finta d’ignorarlo e Di Maio di “farsi far fesso” sulle questioni pratiche. Di fatto, entrambi lucrano sul disegno strategico, nuovo soltanto per la tecnologia; nella sostanza, comune a tutte le dittature: a quelle moderne, costrette ad imporsi suscitando il “furor di popolo; a quelle antiche, che scomodavano invece il Padreterno per loro investitura divina. Ma questo disegno del calzino, questo cambiamento del sistema, non può non interessare anche Salvini e i suoi; perché conviene anche a lui, anzi effettivamente a lui, che si è arricchito di voti e non nasconde affatto il suo autoritarismo! Del resto, i Grillini potrebbero realizzarlo solo per sé e non anche per lui o senza di lui? In altri termini, l’uno fa mostra di avvantaggiarsi dell’altro per i propri disegni senza condividere le ideologie di fondo. Ma il bisticcio sulle opere pubbliche serve ad illuderci che, presto o tardi, i loro dissidi (di Destra contro Sinistra) portino alla rottura e alla fine dell’incubo. La finzione, per eludere le forti reazioni che si scatenerebbero anche a causa dell’involucro garantista dell’Ue. E’ dunque molto probabile che siamo dinnanzi al gioco delle parti, che nasconde il vero obiettivo della riforma istituzionale e dunque la comune base culturale o... vicinanza degli orti. Per disorientarci e ridurci all’ignavia! A tanto strazio, Pietro Nenni non potrebbe che ricorrere alla tradizione napoletana, dove di battute molto piccanti non c’è che l’imbarazzo della scelta!