DONfilardiACCETTURA

Tutti lo conosciamo come “Il Maggio di Accettura” ma, dai suoi abitanti, è comunemente chiamato “Il Maggio di San Giuliano”. Fenomeno religioso molto complesso e stratifi cato. A livello storico troviamo documenti antichissimi, tant’è vero che le prime notizie risalgono al 1796. Noi abbiamo incontrato Don Giuseppe Filardi, parroco “storico” di Accettura (dopo aver vissuto per diversi anni a Campomaggiore), che ci ha parlato di molti aspetti riguardanti questa importante festa popolare lucana.

Quali cambiamenti ha subito nel corso degli anni questa festa?
“C’è stato un susseguirsi completo di generazioni. A livello della festa, per noi accetturesi “Il Maggio” si identifica in maniera molto forte. Nel passato sono venuti a farci visita moltissimi antropologi e così abbiamo capito di fare qualcosa di veramente importante, impegnandoci in tutte le manifestazioni. La cosa che ricordo in maniera diretta è che dopo la venuta negli anni ‘60 di questi antropologi, la festa ha assunto per noi un elemento identificativo vedendo la partecipazione di tutte le categorie sociali. La diversità che lei mi ha chiesto è la seguente: mentre prima per l’innalzamento dell’albero c’erano soltanto categorie facenti parte delle classi operaie o contadine, adesso troviamo anche ragazzi laureati”.


A cosa è dovuta, secondo lei, questa “evoluzione”?
“Probabilmente è dovuta a una forte presa di coscienza: l’accetturese fa qualcosa di importante e questo è un fenomeno identificativo molto forte. Questo è l’elemento più importante”.
Come si organizza la comunità in prossimità di questo importante evento? “Sinceramente c’è una preparazione lunghissima. La domenica dopo Pasqua si va nel bosco di Montepiano per scegliere l’albero. La domenica successiva invece si sceglie l’agrifoglio adatto, da mettere sul cerro. Noi come comitato ci siamo incontrati già dopo Natale. Le mamme, ad esempio, stanno preparando i costumi per i bambini che porteranno sul capo le costruzioni di cera. Altre donne invece prepareranno zeppole e baccalà fritto che verranno distribuiti gratuitamente. Il giorno dell’Ascensione si andrà poi nel bosco a tagliare l’albero dalle radici. La conclusione di questa festa è con l’abbattimento dell’albero”.


Lei ha fatto anche diverse ricerche sui canti e le tradizioni orali…
“Esatto. Ho iniziato nel ’90. Mi sono reso conto che se non registravo, le cose andavano perse. Mi misi così in giro e registrai canti e racconti in dialetto e su quei racconti religiosi ho fatto la mia tesi di laurea”.

 

Cosa è emerso da queste sue ricerche?
“Ho preso coscienza che la cultura popolare si è sedimentata in questi canti e racconti. Loro erano in grado di prendere forma e di trasmettere valori importantissimi. Ad oggi mi rendo conto che se non avessi registrato questi canti nel 1990, ad aggi sarebbero andati persi. E’una cultura popolare particolare che va sedimentata e registrata”.

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