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Da più parti si chiede un intervento sullo storico Monumento ai Caduti, scrostato, illeggibile in molti dei 265 nomi.

Io credo che bisogna andare più lontano, anzi, per dir così, più indietro, a quel 13 maggio1926, quando il monumento, opera dello scultore Benedetto D’Amore, vincitore di regolare concorso, fu inaugurato da Vittorio Emanuele III. Nel 2017, e anche prima, pubblicando Materani in trincera, proponevo la ricollocazione del monumento al suo posto originario cioè nel centro dei Piazza Vittorio Veneto, anch’essa dedicata alla tragica vicenda della guerra 15-18. Come precisavo in Materani trincera, i Monumenti ai Caduti della guerra 1915-18 hanno la caratteristica di non essere monumenti all’Eroe, ma al Fante, cioè al soldato semplice, contadino e analfabeta, eroe anche lui. “Il Monumento ai Caduti di Matera – si legge nella Storia di Matera di Padre Marcello Morelli - è un lavoro d’una sobria e classica eleganza, geograficamente e storicamente ben ambientato in questa città di lontane origini metapontine e grecaniche. Su un solido basamento a due ripiani, impostato su quattro gradini, si levano tre agili colonne doriche … legate da una breve trabeazione su cui spiccano tre medaglioni in bronzo, che raffigurano le tre armi di terra, dell’aria e del mare, pur richiamate dalle colonne. Le statue bronzee, poste ai due lati, esprimono il valore combattivo e il sacrificio degli eroi”. Purtroppo, negli anni Novanta del secolo scorso, in fase di ristrutturazione di piazza Vittorio Veneto, ci fu lo spostamento del Monumento ai Caduti dal centro della piazza all’angolo del Palazzo della Prefettura, in condizione del tutto marginale. Al suo posto fu collocata una incongrua vasca, di nessun valore storico e artistico. In occasione del 1° Centenario della guerra 1915- ‘18, il Ministero dei Beni Artistici e Culturali chiese la catalogazione di oltre 8.000 Monumenti ai Caduti, affidata all’Istituto Centrale per il Catalogo (ICCD) e agli storici dell’arte che lavorano presso le Soprintendenze. La catalogazione aveva lo scopo di mettere al sicuro detti Monumenti. Non solo. Aveva anche lo scopo di restaurare almeno 100 di essi, i più danneggiati. In definitiva - scriveva un quotidiano nazionale - era progettato un recupero generale di esse opere, spesso anche “dalla noncuranza con cui architetti e geometri le avevano occultate o fatte sparire dietro i disinvolti restyling delle piazze”. A tal fine, per volontà del Ministero dei Beni Artistici e Culturali, presso ogni Prefettura fu insediato apposito Comitato, largamente rappresentativo delle istituzioni e della cultura locale. A Matera non si è fatto nulla di concreto e visibile. E’ appena il caso di dire che, poiché è ormai libero della inutile vasca, il sito offre, ora, spazio per un ritorno del Monumento al suo posto originario. Ed è in area rigorosamente pedonale. Il trionfo di Matera capitale europea della cultura 2019 è un invito a restituire la storia alla storia, Matera a sé stessa. La parola è innanzitutto al Comune, visto che il Comitato dovrebbe aver cessato ogni funzione. Si faccia in modo che di Matera 2019, dopo tanti palloncini volati in aria, luci della ribalta spente, chiese di cartone mandate al macero, chiassose “Materadio”, dopo tanto loisir, rimanga qualcosa di veramente significativo, stabile e definitivo. Si restituisca, almeno in questo provvedimento, Matera a sé stessa e ai suoi tanti giovanissimi Nicoletti, Maragno e Tataranni, che, con grande spirito di dedizione e di sacrificio, si offrirono all’Italia appena nata, spesso senza sapere perché, ma, proprio per questo, più degni di rispetto, se non di venerazione.