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E’ di poche settimane fa l’articolo di Controsenso che ha denunciato la realtà del lavoro sottopagato a Matera. Una realtà desolante e immorale fatta da datori di lavoro senza scrupoli che propongono un “lavoro” a due euro l’ora nel settore della ristorazione.

Sollevare il velo sulla periferia del lavoro nei fasti della Capitale europea della cultura ha originato un sentimento di indignazione nella città dei Sassi. Sentimento che si è puntualmente riversato sui social aprendo un dibattito sui nuovi schiavi lucani sottopagati, sfruttati e costretti a lavorare anche 12 ore di fi la senza garanzie o con contratti che “camuffano” situazioni non conformi al lavoro effettivamente prestato. A fare luce su questo fenomeno figlio del boom di attività legate al turismo nella città dei Sassi è stato l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Potenza e Matera che una decina di giorni fa ha effettuato una intensa attività ispettiva serale-notturna svolta nella zona dei Sassi di Matera con personale civile delle due sedi, affiancato dai militari dei Nil (Nucleo Ispettorato del Lavoro), formato da una ventina di unità. In particolare sono state “attenzionate” 13 attività tra i quali pubblici esercizi, ristoranti, pizzerie. Sono state verificate le posizioni di ben 74 lavoratori. Tale azione ha sortito rilevanti risultati ovvero: rinvenuti 10 lavoratori al nero e quindi sconosciuti alla PA di cui un lavoratore minore. Sospensione di una attività imprenditoriale per il superamento della percentuale del 20% di lavoro nero sul totale delle unità lavorative impiegate. Individuati altri 10 lavoratori per i quali sono state evidenziate delle irregolarità varie. È stato altresì individuato 1 lavoratore impiegato non dotato di regolare “permesso di soggiorno”. Complessivamente sono state accertate sanzioni per complessivi 35mila euro. Sono ancora in corso ulteriori verifiche di natura lavoristica, come pure inerenti il corretto adempimento della vigilanza sanitaria sul personale, ai sensi del decreto legislativo 81/2008, da parte dei datori di lavoro. Una ulteriore attività ispettiva, degna di nota, è stata eseguita dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro nel territorio Potentino dagli uomini del Nil unitamente al reparto specialistico dei Nas comandati dal Capitano Marra, nell’ambito dei servizi disposti a livello nazionale riguardanti controlli massivi sulla “ristorazione etnica” su antisofisticazioni, controlli igienico-sanitari e repressioni del lavoro nero e irregolare, attività supervisionata anche dal Comando Carabinieri Tutela della Salute. Nello specifico l’attività ha riguardato un ristorante cinese-giapponese per il quale si sono eseguiti controlli sia igienico-sanitari che giuslavoristici, che hanno prodotto importanti risultati. Secondo gli inquirenti sono emerse gravi carenze relativamente al cattivo stato di conservazione di circa 180 chilogrammi di prodotti alimentari vari, per i quali è stato disposto il sequestro. Anche dal punto di vista strutturale del locale, sarebbero emerse gravi carenze per cui si è reso necessario il coinvolgimento del Dirigente Medico dell’Azienda Sanitaria locale di Potenza, il quale disponeva la “immediata sospensione” dell’attività di ristorazione. Sono stati riscontrati, inoltre, illeciti per 8 lavoratori, trovati in servizio senza essere stati sottoposti alla obbligatoria sorveglianza medico sanitaria. I carabinieri del Nil han quindi deferito, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Potenza, una cittadina della Repubblica Popolare Cinese, titolare appunto del ristorante etnico in questione, ed elevati importi di alcune migliaia di euro, alla stessa, per diversi illeciti amministrativi.
Come denunciare il lavoro in nero?
Il primo passo da fare per denunciare una situazione di lavoro nero, è quello di rivolgersi all’ufficio dell’Ispettorato provinciale del Lavoro. Esistono numerosi uffici sparsi sul territorio e l’elenco è facilmente rintracciabile con una veloce ricerca sul web. L’alternativa consiste in una denuncia presso il più vicino posto di Guardia di Finanza, solitamente presente nei grandi comuni. Non bisogna necessariamente dichiarare la propria identità, le denunce di questo tipo, anche per tutelare i lavoratori che temono ritorsioni sul posto di lavoro, possono essere fatte in forma anonima. Inoltre, se non si vuole procedere con la denuncia come tale, è possibile effettuare delle segnalazioni anonime per via telefonica, componendo il numero della Guardia di Finanza (117). I militari hanno l’obbligo di intervenire presso la sede lavorativa dove, secondo la segnalazione, esistono fattispecie lavorative illegali, per effettuare controlli e verificare quanto riferito. Ovviamente, la Guardia di Finanza è tenuta a non rivelare il nome della persona che ha effettuato la segnalazione, qualora ne fosse a conoscenza, per tutelare la privacy dei cittadini. Al lavoratore che volesse procedere con la denuncia, ma che per ragione di sicurezza non se la sentisse comunque di esporsi in prima persona con denunce o segnalazioni, viene anche fornito un ulteriore strumento, quello dei sindacati. In ogni città è presente la sede di uno dei maggiori sindacati italiani, che una volta accolta la segnalazione da parte del lavoratore, si espongono in prima persona nella risoluzione della eventuale controversia pacifica tra le parti e in tutte le attività necessarie alla preparazione della denuncia agli organi competenti (INAIL, INPS, Ispettorato del lavoro, ecc). Va specificato, che la denuncia per condizioni di lavoro non regolare (denuncia del lavoro nero) possono essere fatte da qualsiasi lavoratore, senza discriminazioni territoriali: purtroppo, i lavoratori extracomunitari che vengono assunti in nero nel nostro Paese, specialmente nel settore edile e agricolo, sono molto numerosi e, non avendo una perfetta dimestichezza con le leggi italiane e con la lingue, spesso non vengono messi a conoscenza dei loro diritti e subiscono una situazione lavorativa non legale e non sicura.