pranzoBUBBICO

Nonostante lui parli molto lentamente e scandisca bene le parole, quando poi vai a trascrivere un’intervista di Filippo Bubbico, ti accorgi sempre che ha detto “molto di più” di quello che avevi percepito sul momento.

Come giustifica la sua esistenza?
Cercando di interpretare un ruolo, una funzione. Sapendo di essere molto limitati nelle nostre cose.


Da quando nel 1995 entrò in consiglio regionale, lei è sempre stato eletto da qualche parte. Dopo 23 anni, è la prima volta che ciò non accade. Come si sente?
Abbastanza tranquillo. Per me era quasi scontato che potesse verificarsi. D’altra parte, quando ho abbandonato il Pd e mi sono dimesso dal Governo, ho messo al primo posto l’impegno e la coerenza politica, rispetto alla funzione di rappresentanza istituzionale. Non essere rieletto non mi pesa per nulla. L’impegno politico c’era, c’è e ci sarà.


Vogliamo commentare insieme qualche titolo che è uscito questa mattina (giovedì – ndr)? «Pittella riscatta anche Benedetto, si studia un patto con Napoli, Castelluccio e l’ex assessore, ma il tavolo con LeU stenta ancora a partire». Sono già arrivate delle smentite (Benedetto e Napoli), ma lei come commenta?
Ho l’impressione che tutte queste ipotesi e questi annunci, facciano riferimento a un tentativo di costruzione di uno schieramento che punta a conservare il Potere. Sarebbe invece importante che ci si confrontasse sui temi, che si comprendesse perché in Basilicata è cresciuta tanto la sfiducia dei cittadini, perché la credibilità delle istituzioni regionali si sia così significativamente ridotta. Potere per il Potere non credo serva a molto.


«Il tavolo con LeU stenta ancora a partire» Non è che vi fate tirare un po’ la calzetta?
LeU non si fa tirare la calzetta, LeU nasce in forza di un giudizio negativo che è stato espresso da Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista, sul Pd. Si dà quindi vita a una soggetto che vuole interpretare i valori fondanti del Pd, per dare una prospettiva di governo a una sinistra che esiste, ma che non si riconosce più in quel partito per le dinamiche alimentate e le azioni prodotte.


A proposito di questo, sul Quotidiano c’è anche un’intervista a Valvano, sindaco di Melfi , che dice «La PittellExit è una cavolata, il punito è Renzi».
Quando i cittadini votano, non vogliono né punire né premiare. Il risultato del Pd è uniforme, anche a livello locale. Pittella o Renzi? E’ stato un grande errore personalizzare: Renzi ha voluto identificare il Pd con se stesso. Pittella ha fatto lo stesso errore: l’azione politica non può che appartenere a un gruppo dirigente, a un collettivo esperto e plurale, capace di discutere e di rispettare le opinioni di tutti. Questa forma di scimmiottamento del Berlusconismo ha fatto il suo tempo, non ci sono più gli “uomini soli al comando”.


Quali le colpe più gravi commesse dal PD in Basilicata?
La pronunciata tendenza -per come percepita dai cittadini- volta ad alimentare il clientelismo, le relazioni corte, le “riconoscenze” anche quando non ce ne sarebbe stato bisogno. I cittadini sono stati considerati come destinatari di favori e non come titolari di diritti. Si è abusato del consenso dato al Pd e al centrosinistra. Hanno esagerato. Poi c’è anche un dato, ovvero un certo cortocircuito tra politica e affari, tra iniziative individuali e iniziative collettive; un cortocircuito che ha fatto venir meno l’obiettivo della crescita di questa regione. È venuta meno, in buona sostanza, la visione collettiva, il senso di comune destino. Pensi, dopo lo sforzo immane che ci aveva consentito di riqualificare il sistema sanitario, è ripresa le migrazione sanitaria!!! Oggi le strutture sono abbandonate a se stesse, manca una politica per la tutela della salute, per ottimizzare l’impiego delle risorse, tanto da garantire un servizio sanitario efficiente, efficace ed ergonomico. Così non funziona.


Cosa crede abbia pensato l’elettore lucano di fronte a un Viceconte candidato nel centrosinistra e a un Benedetto nel centrodestra?
Un senso di smarrimento. Com’è possibile che ci si sposti da una parte all’altra? Ci sono valori che si vogliono affermare, ci sono impegni da assumere, affinità da promuovere o c’è invece il tentativo di conquistare una postazione di potere? E a quale fine? Io penso che sia venuta meno la dimensione “alta” della politica, tutto viene vissuto nella logica del mercato, di chi meglio si posiziona, di chi meglio si aggiusta e riesce a garantire il raggiungimento dei propri obiettivi e dei propri desideri, che per carità sono tutti legittimi, ma andrebbero gestiti in maniera lineare e trasparente. Pensiamo un attimo a quello che sta accadendo a Matera in questi giorni: l’opacità e il trasformismo portano a qualche risultato? Spero che i danni vengano limitati, ma purtroppo credo che aumenteranno. Sono stati capaci di sciupare un’occasione storica, perché non accadrà mai più, nel corso del prossimo secolo, che a Matera e al territorio lucano venga offerta un’opportunità quale quella di rappresentare l’Europa come Capitale della Cultura 2019.


Giovanni Caserta scrive sul nostro giornale: «Ormai è troppo tardi comunque».
Certo, e condivido. Ormai è troppo tardi comunque e speriamo che non facciano altri danni. In questo momento sarebbe necessario agire con la tecnica della riduzione del danno, ma come si fa? Semplice: cha ognuno stia al suo posto, la destra faccia la destra, la sinistra faccia la sinistra! Chi ha vinto le elezioni a Matera? Le ha vinte un centrodestra con aggregazioni civiche, ed è stato eletto un sindaco: allora, che lui faccia il sindaco e che quella maggioranza faccia la maggioranza! Negli ultimi tempi è accaduto un inquinamento pazzesco, un presunto “governassimo” la cui debolezza si legge a distanza di 1000 miglia.


Un “governicchio”?
Esatto, esatto. E allora quando non si agisce in trasparenza, quando ciascuno non fa la propria parte, accade tutto questo.


A Potenza sta succedendo la stessa cosa?
Proprio così. A Matera le elezioni furono inquinate perché un pezzo del Partito Democratico agì contro il candidato del PD in maniera evidente ed esplicita; ed è accaduto a Potenza, dove l’anatra zoppa andava risolta in maniera diversa, senza questa confusione di ruoli. Quando non ci sono differenze, quando ognuno non è più riconoscibile, è chiaro che prevalgono altre logiche e si affermano altri diritti.


Il fatto che un assessore, pur di non dimettersi, se ne vada dal suo partito, cosa ci dice della politica di oggi?
Le decisioni individuali sono sicuramente censurabili, valutabili, ma il problema è l’indirizzo politico generale che è stato dato. A un certo punto si pensava che non ci fosse più differenza tra chi aveva ricevuto il mandato ad amministrare da parte degli elettori e chi non lo aveva ricevuto.


Da Potenza è poi uscito come deputato il presidente della squadra di calcio. A pochi giorni dalle elezioni uscì fuori l’indiscrezione su questa indagine che ci sarebbe su di lui. La “giustizia a orologeria” esiste davvero?
Io invece mi sono fatto l’idea che alla fine non c’è grande differenza tra chi pensa di avere il monopolio delle virtù e quelli che credono che i vizi appartengono solo agli altri. Intanto non penso che ci sia un problema di giustizia “a orologeria”, la magistratura fa il proprio dovere, è giusto che lo faccia: un indagato è un indagato e non è un condannato. Tuttavia, fa specie il fatto che quando viene indagato qualcuno, immediatamente quell’indagine viene vissuta e proposta come una condanna. Mentre quando viene indagato qualcun altro, si rimane nel campo della semplice indagine o addirittura si parla di “magistratura a orologeria”. Questo vale sicuramente per i Cinque Stelle, ma anche per Ingroia, che sostiene di essere oggetto di un’azione persecutoria. Invece io credo che chi fa politica debba essere indagato in maniera permanente.


Ho capito bene?
Certo. Perché il politico gestisce risorse pubbliche, ed è giusto e opportuno che venga sottoposto a ogni verifica. Il paradosso però è questo: chi è stato indagato uscendone pulito e indenne, si porta appresso la “macchia”, a dispetto del fatto che dalle indagini sia emerso un comportamento lineare e corretto. Chi invece non è stato indagato, pur avendo magari rubato, può fare la parte del soggetto irreprensibile. Solo chi è stato indagato e ne è uscito pulito, può ostentare la propria onestà e dedizione al bene pubblico, e la propria fedeltà ai principi costituzionali.


Ma lei un errore se lo riconosce?
L’errore è quando in maniera consapevole viene fatto qualcosa contro i propri convincimenti e obiettivi.


Riformulo: una cosa che avrebbe potuto fare meglio?
Non subire il condizionamento delle decisioni collegiali che spesso hanno frenato l’azione amministrativa, ma ci rifletto: quando nella mia esperienza di governo ho dovuto frenare per tener conto delle posizioni degli altri, non ho fatto altro che rispettare le vigenti logiche e norme democratiche. Sicuramente, riflettendoci oggi, sono portato a dire che a volte avrei dovuto agire con più forza e più determinazione, e non avrei dovuto tener conto di alcune posizioni moderate che a volte mi venivano rappresentate; ma i risultati mi portano a dire che quei condizionamenti pronunciati in buona fede erano sicuramente rappresentativi di un punto di vista di cui avrei dovuto tener conto. Invece, quando ho avuto modo di capire che venivano promosse iniziative che magari confliggevano con l’interesse pubblico o la legalità, le ho bloccate immediatamente, senza nessuna preoccupazione.


Qualcuno che “ci prova” c’è sempre, eh?
Certo. Accade.


Ora facciamo il consueto gioco dei nomi. Per ognuno, una definizione. Gianni Pittella.

Mediatore.


Marcello?
Impulsivo.


Folino?
Costruttore.


Speranza?
Tessitore.


Pepe, eletto senatore con la Lega?
Non lo conosco, spero bene per lui.


Caiata?
Non ho mai seguito lo sport e non lo conosco , ma non mi affascinano questi personaggi che pensano di essere gli inviati del Signore.


A proposito, lei ha fede?
Sono abbastanza agnostico, ma ho rispetto e coltivo una grande amicizia con il mondo della Chiesa, che può fare tanto in relazione ai bisogni sociali.


Il rimprovero che le fa più spesso sua moglie?
(Ride). Mia moglie non me ne fa uno solo, ne fa tanti.


Il più ricorrente.
… che forse dovrei occuparmi di più e meglio della mia comunità.


Una vera e propria critica politica, quindi.
Sì, ho l’opposizione in casa.


Che percentuale c’è, oggi, di vedere Filippo Bubbico di nuovo candidato governatore?
No. Personalmente sono convinto che i ritorni non siano da auspicare. E poi aggiungo un’altra cosa, a proposito di religione cattolica: «Non si va in Paradiso a dispetto dei Santi» (ride).


Filippo Bubbico crede agli extraterrestri?
Mmm. No.


Quindi non ne ha neanche mai incontrati?
(Ride). No, ma di “terrestri strani” sì. Hai voglia.


Il libro che la rappresenta?
“La nascita dell’economia comportamentale” di Thaler, vincitore del premio Nobel.


Il film?
“Nuovo Cinema Paradiso”. Vi ho ritrovato non solo episodi e momenti della mia infanzia, ma anche una dialettica tra l’essere e il dover essere. L’anziano che a un certo punto dice al suo pupillo «Scappa, va via». La necessità, vitale, di conoscere un altro mondo. La mobilità è importante.


Sì, ma lo spopolamento dove lo mettiamo?
E’ proprio questo il punto. Chi non si stacca dalla retorica del “sono nato qui e resto qui”, di fatto è il principale sostenitore della pratica dell’abbandono.


Una lettura francamente inedita.
Guardi che andare via vuol dire ritornare arricchiti, e anche richiamare altri a conoscere i nostri luoghi. Ovviamente questo non significa che si debba lavorare per mandar via la gente, ma bisogna confrontarsi e ascoltarli, i problemi, e non abbandonandosi appunto alla retorica.


La canzone?
Sono della generazione di De Andrè, Cohen e Battiato.


Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide?
Un nome e un cognome. Non penso di meritare particolari riconoscimenti.