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Mario Polese, Segretario del PD lucano, consigliere regionale, ha discusso con noi dei grandi temi politici, economici e sociali, che stanno animando il dibattito in queste ore, in vista della prossima tornata elettorale, prevista nel mese di marzo.


Come si prepara il PD alla sfida del 4 marzo?
Provando a costruire una squadra che sia più forte e inclusiva possibile; nei prossimi giorni proverò a riunire tutti gli organismi di partito, a completare il quadro organigrammatico sul territorio, con funzioni di traghettamento dei circoli fino ai congressi dopo le politiche, ad animare la partecipazione dei volontari (il PD nazionale ha previsto una piattaforma per capire quanti sono coloro che vorranno diffondere il programma elettorale, combattere le fake news e fare animazione politica nei comuni) e metteremo sù un calendario con varie iniziative su diversi temi che caratterizzeranno il dibattito in Basilicata.


Quali sono i temi precipui?
In primis, il Lavoro. Occorre considerare nella relazione tra il governo nazionale e la Basilicata, quanto è stato realizzato rispetto alle opportunità. La regione ha una particolare orogenesi, una complessità sociale che è dovuta alla presenza del petrolio; pur tuttavia ritengo che la maggiore risorsa sia il Capitale Umano. In tal senso, bisogna creare relazioni nuove, continuando sul solco tradizionale.
Ambiente. Anche in questo caso, non dobbiamo dimenticare le peculiarità del territorio, quindi lavoreremo per rafforzare gli strumenti per garantire la tutela ambientale, consci che gli impegni presi sono stati rispettati; nessuna trivella e nessun barile estratto in più sono stati consentiti e alla minima avvisaglia di pericolo siamo stati gli unici a chiudere il Cova.
Salute. Vale nuovamente il discorso sulla tutela, c’è la necessità di potenziare i mezzi a disposizione e di rasserenare, di restituire fiducia e positività ai cittadini lucani, nell’ambito di una efficace Sanità, anche se ripensata con una Riforma che prova a mettere al centro la persona.
Ritrovato rapporto tra Potenza e Matera. Attraverso un patto che abbracci tutti i comuni; Matera 2019, rappresenta un vettore e non già esclusivamente per il turismo, pensiamo alla visione intera della Basilicata.
Patto tra generazioni. C’è la presenza di una fascia di popolazione che ha costruito nei decenni una certa stabilità, a essa si aggiunga quella dei più giovani che la cercano e spesso, non trovandola, sono costretti ad andare via. È indispensabile rivitalizzare un meccanismo di sviluppo che contestualmente favorisca il rientro nel mondo del lavoro per chi lo abbia perduto, e consenta alle nuove generazioni, alla mia generazione, di avere le giuste chance, non quelle impossibili, per giocarsi una partita nella propria terra.


Per lungo periodo, abbiamo monitorato tramite i dati fornitici dall’Osservatorio Diocesano, l’andamento del fenomeno della Povertà e abbiamo scoperto che essa ha assunto un nuovo volto, quello dei giovani appena citati, con istruzione medio alta e che in numero sempre più elevato ricorrono ai Centri d’ascolto alla ricerca di un sostegno. Che ne pensa?
Credo ci sia un doppio disagio: da un lato, dettato dalla contingenza, che comporta la difficoltà di tanti di arrivare alla fine della giornata nei casi più disperati, della settimana e non più solo alla fine del mese; dall’altro, un disagio che definirei di prospettiva, cioè l’impossibilità di immaginare un percorso per il futuro. E paradossalmente, lo sconforto ci assale quanto più ci specializziamo e risultiamo essere meno competitivi, rispetto all’offerta di lavoro. È pur vero che molte cose sono già state fatte, si pensi ai Bandi per le piccole e medie imprese, ai bandi per i professionisti, al nostro primato sulle start up, in proporzione agli abitanti; con questo meccanismo si è teso a premiare il merito. Ma per mutuare Claudio Martelli, esiste anche il “bisogno” che stiamo colmando con il Reddito Minimo, con la Raccolta delle eccedenze alimentari, che è divenuta un sistema strutturato, tramite una legge straordinaria licenziata, con la Cooperazione sociale, con la legge sul Dopo di Noi. Questi interventi, messi a sistema, contemplano due aspetti: il normativo e la programmazione finanziaria e hanno caratterizzato questa legislatura tra le più avanti sul Welfare, per l’appunto. A ciò si aggiunga che con un proficuo rapporto con il governo nazionale, si arriva alla produzione di reddito, vero motore economico.


Come giudicherebbe il dialogo con il governo nazionale?
Abbiamo, oggi, un rapporto ottimo, basti pensare alle azioni congiunte promosse, dal Patto per il Sud, agli interventi sui Trasporti pubblici, sul dissesto idrogeologico e a Matera 2019. Abbiamo trovato sempre sponda efficace.


Chi sono gli avversari e chi sono gli avversari più temibili, alle prossime tornate elettorali?
Il primo avversario è sicuramente l’astensionismo. È indispensabile, per tale motivo, provare a convincere i lucani che è molto importante esprimere il proprio libero esercizio di democrazia, per non dimenticare secoli di lotte che sono state compiute. In secondo luogo, tenterei di spiegare che la protesta non si esercita né tramite l’astensionismo e né tramite un voto demagogico-populista. Basta dare uno sguardo al dibattito nazionale degli ultimi giorni, c’è la rincorsa a chi la spara più grossa, salvo verificare che le forze sovraniste, neanche se governassero dieci paesi contemporaneamente, avrebbero la possibilità di realizzare un quinto delle cose che in maniera falsa propongono agli italiani e ai lucani.


Qual è la più “grossa” che ha sentito?
Forse quella di Di Maio, sui redditi sociali, che ha oltretutto una doppia valenza negativa perché è speculativa rispetto alle paure e ai bisogni degli italiani e non ha nessuna possibilità amministrativa e finanziaria. Le vicende di Roma e di Torino sono emblematiche, sono esempi di malgoverno, talvolta di malaffare e da assiduo frequentatore della Città Eterna, posso dire di averla trovata in uno stato di totale abbandono e non è certo questa l’Italia che voglio.


Come valuta la riorganizzazione di Liberi e Uguali?
Liberi e Uguali vive in maniera eccessiva il complesso dell’ex. Si tratta di un gruppo che condivide gran parte dei principi ispiratori del PD e che trova una sussistenza autonoma, nell’avversione personale nei confronti del leader del PD stesso. Trovo positiva l’alleanza che sta facendo con il Partito Democratico nel Lazio; auspico che la separazione sia temporanea e che dopo le politiche si possa procedere verso una ricongiunzione, nel rispetto delle diversità, più che andare incontro a un divorzio.


Come sta affrontando l’esperienza da segretario? Come la giudica?
È un’esperienza “tosta”! Anche per le numerose scadenze che vi sono. In un solo mese, in maniera unitaria, tengo a sottolinearlo, ho riunito tutti gli organismi di partito, ho provato a normalizzare il partito nelle dinamiche e a cimentarmi in modo rapido con la scadenza delle politiche e delle regionali, passando per alcune amministrative di rilievo e affrontando anche il rinnovo delle segreterie di circolo e provinciali, mantenendo salda l’interlocuzione con il nazionale, posticipato alle politiche. C’era la necessità di rianimare sia dal punto di vista politico che amministrativo, un partito che è stato fermo per due anni, dopo la morte del compianto Antonio Luongo, e che negli anni addietro, ha a mio avviso, sofferto di immobilismo e torpore e a cui oggi tocca dare una scossa.


A proposito di Luongo, e di alcune recenti “intitolazioni”, cosa ne pensa?
Non credo che alcuno possa “appropriarsi” di certe titolarità, specie a così poco tempo dalla sua scomparsa, perché nessuno può dire quali decisioni avrebbe preso. Ho conosciuto Antonio Luongo, poco temporalmente, ma molto intensamente. Aveva una grande stima e fiducia nei miei riguardi e ogni mattino ci incontravamo per fare il punto della situazione. Per me, lui è il leader del progressismo. Se ci fosse stato, avrebbe anticipato molte idee, perché era un assoluto lungimirante.

 

Qual è l’iniziativa a sua firma di cui è maggiormente orgoglioso?
La Legge sulle Eccedenze alimentari, che di fatto ha anticipato quella nazionale e che consta nella riorganizzazione di altre iniziative del terzo settore come i Magazzini Sociali e che sta meccanizzando, per così dire, la “donazione”, rendendo efficace tanto la raccolta, quanto la re-distribuzione. Tanto è vero che oltre agli alimenti, si raccolgono farmaci, abiti e un’azienda informatica dona periodicamente dei personal computer. Direi che è un ottimo risultato.


In rete c’è chi ha ironizzato sulla sua età e sul “dubbio amletico” circa la candidatura di Marcello Pittella o del fratello Gianni.
Giudico la satira come elemento di simpatia e arricchente del dibattito politico; per il resto ho l’autorevolezza che mi è stata conferita da un congresso e da circa 40.000 lucani che mi hanno scelto. La spiego in modo semplice. Renzi immagina al collegio uninominale al Senato di porre l’immagine più forte e di maggiore percezione conoscitiva. Che siano fratelli è una coincidenza! Le domande da porsi semplicemente sono due: è più utile che il Governatore resti alla guida della Regione? Qual è il lucano che copre la carica più alta in una funzione istituzionale in Europa? (Utilità extra regionale). Ma, come dicevo, entrambi incarnano l’apicalità delle funzioni. Che siano fratelli non c’entra. Tutto qua.


Ha avuto la possibilità di confrontarsi con Nicola Benedetto, in seguito alle sue dimissioni?
Certo. Ma egli non mi ha ancora notificato l’uscita dalla maggioranza di governo, per me al momento è un alleato della coalizione del centro sinistra. Allo stato attuale, ha rimesso il mandato, ma non ha manifestato altre intenzioni.


Perché le persone dovrebbero accordare la fiducia al Partito Democratico?
Perché è l’unico partito che in questi anni di governo ha fornito più risposte possibili (per quanto ci sia ancora del lavoro da compiere, è innegabile); è l’unico che prova a mettere in campo una coalizione omogenea ed è l’unico con omogeneità di visione e di principi a proporre un programma realizzabile, chiaro per gli elettori e che non generi confusione demagogica.


Quali i punti su cui è necessario intervenire, invece?
Si deve rafforzare la capacità di incontrare i Bisogni delle classi più deboli; si deve dare l’idea che non sia costruttivo adagiarsi su un criterio di assistenzialismo, ma che è inevitabile incentivare merito, competenze e voglia di intrapresa. Così si genera lo sviluppo. Dobbiamo essere più bravi a “far sognare” agli italiani, un’Italia migliore.


Di recente, all’inaugurazione di LeU, Speranza ha citato Scotellaro, “L’alba è nuova”. Lei a chi sceglierebbe di far riferimento?
Considerando che la mia è una visione liberale e socialista della politica, citerei “Merito e Bisogno” di Claudio Martelli.